La capitale si prepara a vivere giorni convulsi e soprattutto nelle zone "calde" dei Parioli (dove si trova Villa Taverna, la splendida residenza dell’ambasciatore che ospiterà Bush e la First Lady) e via Veneto i disagi sono già iniziati. Cassonetti rimossi o chiusi (il piano dell’Ama prevede di toglierne dalla strada ben 300 oltre a 500 cestoni in ghisa dei rifiuti) divieto di parcheggio con rimozione per i distratti, poliziotti e tiratori scelti che bussano alle porte dei palazzi cercando un buon punto d’osservazione oltre che, presto, strade sbarrate a sorpresa. E ancora: taxi e bus deviati, bonifiche nel sottosuolo, perimetro "off limits" per i non addetti ai lavori. Insomma, meglio cambiare strada, se possibile.
L’agenda del presidente Usa è fitta di impegni e di spostamenti e, per ciascun tragitto, gli esperti della sicurezza ne hanno scelti cinque alternativi. Il percorso verrà deciso all’ultimo istante e quasi sicuramente saranno tutti via terra, con un corteo di auto blindate e vetture dei Nocs di scorta, evitando l’uso dell’elicottero. Giovedì mattina, dopo un incontro a Villa Aurelia coi borsisti italiani della Fullbright (il programma che promuove scambi culturali tra Italia e Usa), unico appuntamento non istituzionale il presidente, alle 12.30, salirà al Quirinale per il colloquio col capo dello Stato Giorgio Napolitano. Seguirà un pranzo di lavoro e, alle 16.30, il trasferimento a Villa Madama per il faccia a faccia col presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Conferenza stampa congiunta e cena, sempre a Villa Madama, a Monte Mario, poi il ritorno nella residenza dell’ambasciatore Ronald Spogli a Villa Taverna.
Venerdì alle 11 la visita in Vaticano e l’udienza con Papa Benedetto XVI. Poi, verso le 13, il decollo da Ciampino, destinazione Parigi, con il divieto di sorvolo sul cielo di Roma.
Per tutti gli spostamenti in centro le misure di sicurezza, visibili e (soprattutto) invisibili saranno poderose. Chiusura di strade a soffietto e blocchi mobili, cani antiesplosivo e tiratori scelti su tutto il percorso, agenti e militari in borghese tra la folla, pronti a intervenire, elicotteri a volo radente che sorveglieranno la situazione dall’alto pronti a lanciare l’allarme alla base di Pratica di Mare da cui i velivoli armati F16 dell’aeronautica saranno pronti ad alzarsi in una manciata di minuti. Possibili "coni d’ombra" per i telefoni cellulari durante i trasferimenti del corteo preferenziale.
Preallarme anche dei vigili del fuoco e dei mezzi Nbcr per fronteggiare un eventuale attacco nucleare, batteriologico, chimico o radiologico. I turni di servizio dei pompieri, come quelli del personale degli ospedali, sono stati rafforzati. Al "Gemelli" è stata allestita un’area "americana" nella zona rossa, quella destinata ai casi più gravi, che dovrebbe essere riservata ai feriti di un attacco terroristico. Anche questo fa parte delle procedure standard di sicurezza come individuare vie di fuga alternative per un allarme improvviso e localizzare le strutture sanitarie più vicine. Un apparato di sicurezza che è stato collaudato ormai decine di volte nella capitale.
E oggi pomeriggio un altro colpo al traffico arriverà dal corteo dei "No War" che partirà alle 17 da piazza della Repubblica per concludersi a piazza Barberini. Prevista la partecipazione di alcune migliaia di dimostranti. I pacifisti avevano protestato, lunedì, per il trasferimento di circa 200 detenuti da Regina Coeli (in vista di eventuali fermi durante la dimostrazione) e ieri a via della Lungara è arrivato il ministro della Giustizia Angelino Alfano che ha incontrato il cappellano del carcere. Ma il clima generale sembra sereno e nessuno prevede un sovraffollamento improvviso delle celle.
Bush e la Ue, nella dichiarazione finale del vertice che si è svolto nel castello di Brdo, in Slovenia, dove faceva le vacanze il maresciallo Tito, si sono detti pronti a inasprire le sanzioni contro l’Iran se non cesseranno le attività di arricchimento dell’uranio. Il presidente americano ha detto di apprezzare il viaggio dei prossimi giorni dell’inviato della Ue Solana a Teheran, che porterà un "pacchetto rinfrescato" di proposte al regime iraniano, ma ha voluto tenere alto l’allarme: "Un Iran con le armi nucleari sarebbe incredibilmente pericoloso per la pace mondiale. Se viveste in Israele, sareste un po’ nervosi se un leader di un paese vicino annunciasse che vi vuole distruggere, adesso è il momento giusto per intervenire e impedire all’Iran di acquisire armi nucleari prima che diventi troppo tardi".
E l’Iran è stato il piatto forte della cena di ieri sera con la cancelliera Angela Merkel, come lo sarà dell’incontro con Silvio Berlusconi domani. Sul tavolo anche la richiesta italiana di entrare nell’organismo di mediazione con Teheran, il cosiddetto "5+1" (composto dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania) a cui Berlino si oppone.
Bush ha promesso di sponsorizzare l’ingresso dell’Italia e ieri il ministro degli Esteri Frattini ha incassato anche il sostegno del capo della diplomazia cinese, Yang Jechi, ma per i tedeschi la partecipazione esclusiva al "5+1" è fondamentale per creare le premesse all’ingresso nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Berlusconi si prepara a ricambiare gli americani offrendo una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei soldati italiani anche nelle aree dell’Afghanistan dove non è presente il nostro contingente. Fino ad oggi i "caveat" concedevano all’Italia 72 ore per rispondere alla richiesta Nato di intervenire nelle aree dove erano in corso i combattimenti più accesi con i talebani, ora Berlusconi e Frattini promettono di scendere a sei ore. Ma nelle concessioni italiane sembra ci sia anche l’intenzione di soddisfare la richiesta di un maggior impegno dei carabinieri nell’addestramento della polizia afgana e dell’esercito iracheno.
Le differenze più grosse tra Stati Uniti ed Europa restano sul clima e emergono su Cuba. Il presidente americano ha detto di credere che sia "effettivamente possibile arrivare a un accordo sui cambiamenti climatici" sotto la sua presidenza, ma ha aggiunto che non è possibile farlo senza la partecipazione di Cina ed India. Mentre il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha insistito perché i Paesi più sviluppati si mettano alla testa del cambiamento.
Bush ha poi ringraziato l’Europa per le sue parole su Cuba, sottolineando che prima che le relazioni con l’Avana possano andare avanti devono essere liberati tutti i prigionieri politici. Ma nella dichiarazione finale del summit non c’è questo legame tra dialogo e rilascio: "Chiediamo con urgenza al regime cubano – si legge – di ratificare la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri politici".
E soprattutto a Bruxelles si discute in queste ore la sospensione delle sanzioni imposte nel 2003 a Cuba. Una decisione ufficiale verrà presa lunedì dai ministri degli Esteri europei, con la contrarietà della Repubblica ceca, che sospendendo le sanzioni intendono incoraggiare la nuova leadership cubana sulla via delle riforme. Una posizione non condivisa dagli Stati Uniti secondo cui l’apertura ai telefonini e degli alberghi ma non delle prigioni non giustifica un dialogo con Cuba.