FINE CONTRATTO – La regione Lombardia prende provvedimenti: il Pirellone ha sospeso «a tempo indeterminato» il contratto alla Santa Rita. Lo ha annunciato il presidente Formigoni, aggiungendo che «ci costituiremo certamente parte civile. Ci faremo carico delle centinaia di lavoratori che spendono la propria vita in quella clinica, delle centinaia di pazienti che vi sono ricoverati». «La Lombardia ha già collaborato in questi mesi con la magistratura per mettere alla luce ciò che è venuto fuori – ha spiegato il governatore -. Quello che è emerso ha a che fare con il crimine, quindi mette in gioco innanzitutto le responsabilità personali dei medici che vi sono coinvolti, gente che ha studiato, che ha giurato di lavorare per il bene e per la salute dei cittadini e che ha tradito in maniera così grave il giuramento di Ippocrate».
SISTEMA DI CONTROLLI – È pesante il giudizio di Formigoni: «C’è una responsabilità personale, chiamo l’Ordine dei medici a un’assunzione forte di responsabilità personale. Per quanto riguarda la Lombardia, il sistema di controlli che abbiamo sviluppato in questi anni ci ha permesso di individuare numerosi casi di violazione anche nella stessa clinica Santa Rita. Abbiamo interrotto per due mesi l’anno scorso l’attività di clinica e di chirurgia della struttura, abbiamo revocato il pagamento di un milione e mezzo di euro, quindi li avevamo già sanzionati». E sui sistemi di controllo: «Li rivediamo 3-4 volte all’anno. Ogni 3 o 4 mesi presentiamo in giunta un metodo per formare ancora meglio il personale, abbiamo il sistema migliore di tutt’Italia. Eseguiamo più del doppio dei controlli che sono richiesti dalla legge nazionale. Dopodiché alcuni casi particolari di violazione come in questo caso potevano nascere soltanto dalla denuncia di un malato che si è rivolto giustamente alla magistratura».
CONSIGLIO REGIONALE – L’opposizione al Consiglio regionale del Pirellone ha chiesto che si impegni una struttura della Regione per riesaminare il sistema degli accreditamenti, con un ordine del giorno firmato da Sinistra Democratica, Pd, Prc e Verdi e che fa riferimento non solo gli arresti alla casa di cura Santa Rita, ma anche gli abusi riscontrati recentemente al San Raffaele, alla Multimedica e all’Humanitas. L’opposizione parla di «autentiche patologie del sistema» e propone un intervento straordinario sul programma dei controlli, un rapporto stretto con gli ordini professionali, un parere «obbligatorio e vincolante» su queste azioni e l’impegno di «una struttura dedicata per il riesame del sistema degli accreditamenti». Un’ipotesi, quella del ‘sistema malato’, che potrebbe trovare conferma dato che sono in corso da parte della Guardia di finanza accertamenti su una decina di altre strutture sanitarie a Milano e provincia. Il colonnello Cesare Maragoni ha però precisato che, allo stato, i controlli sono solo di natura economica e non riguardano presunti episodi di malasanità.
NO COMMENT DA ROMA – Da Roma arriva però una sorta di ‘no comment’. Il ministero del Welfare non ha in programma alcuna iniziativa dopo l’ultimo scandalo della ‘sanitopoli’ milanese. Lo ha detto il sottosegretario con delega alla Salute, Ferruccio Fazio. «Al momento non siamo stati investiti come ministero di questa cosa – ha detto -. Ci sono indagini giudiziarie su cui non possiamo entrare». Fazio ha comunque precisato che «il modello lombardo è buono» e che «il sistema dei controlli è fondamentale».
RABBIA DEI PAZIENTI – ‘Day after’ per i pazienti della clinica: davanti all’istituto di via Jommelli ci sono tensione e rabbia. «È uno schifo. Non si gioca sulla salute» denunciano alcuni. I dipendenti della clinica si difendono: «Noi non c’entriamo nulla. Non si può generalizzare per le colpe di pochi». «Quando ho sentito i tg è stata la conferma di un sospetto – dice Giuseppe, pensionato di 57 anni, ricoverato quattro giorni a febbraio per l’asportazione di un diverticolo alla vescica -. Una volta dimesso ho chiesto un’ecografia di controllo e il risultato è stato che il diverticolo era ancora lì, integro come prima. Ora penso di denunciarli». Un’infermiera replica a un uomo che accusa la struttura: «Perché non va da un’altra parte? Non la obbliga nessuno a venire qui». Poi attacca i medici coinvolti nell’inchiesta: «Non è possibile che per colpa di quei farabutti tutto vada in malora. Era un così bell’ospedale. Sono qui da tre anni e ho sempre lavorato bene».