In più, proprio sulla questione sicurezza, il vecchio scontro con il centrodestra non si è mai sanato. A luglio, un pacchetto simile era stato trattato dal Pd con An e aveva persino ricevuto il benestare di Fini. Alla fine però Cofferati non firmò l’intesa. Ecco perché oggi molti sputano veleno sull’accordo ma non disdegnano, in linea di principio, spray e bastoni distanziatori: «Qui si sta parlando di ipocriti e traditori — dice l’onorevole Enzo Raisi, presidente di An in consiglio comunale —: quando abbiamo proposto la stessa cosa, il Pd ci rispose che non c’erano le condizioni politiche per portare avanti la proposta e l’Udc gridò allo scandalo solo perché c’eravamo seduti davvero, al tavolo sulla sicurezza con Cofferati». Per questo il centrodestra è intenzionato a votare contro il documento, a meno che — concede Raisi — «Pd e Udc non approvino un mio emendamento in cui ci riconoscano la paternità del progetto e ci chiedano scusa per averlo rifiutato 9 mesi fa. Ma tanto l’Udc ormai è persa alla causa, voglio proprio vedere quanto durerà questo idillio».
Insomma, a Bologna è tutta una questione di priorità e riposizionamenti strategici. Anche il guazzalochiano Vannini, infatti, dice «assolutamente sì a spray e manganello» ma ciò che proprio non concepisce sono «i teatrini della politica»: «Una volta di qua, una volta di là e si finisce con un ordine del giorno che non porterà mai a nessun provvedimento. Perché ai vigili invece non ci pensa Cofferati con una bella delibera? Passerebbe di certo». Al riflesso che l’intera vicenda potrebbe avere a livello nazionale sembra non pensarci nessuno. Ma dopo le pattuglie di «assistenti civici» presentate dall’assessore alla Sicurezza Libero Mancuso, è rimasto solo il Prc a denunciare la «pericolosissima rincorsa a destra » di Bologna: per il capogruppo Roberto Sconciaforni «gli spray, i manganelli, le ronde di studenti e pensionati, dimostrano solo il misero tentativo del Pd di inseguire la Lega. Faremo di tutto perché non passino».