di Stefano
Dalla Svizzera in cui sono emigrato quasi due anni fa continuo ad osservare sgomento l'Italia che ho lasciato ridotta piuttosto male e mi sembra vada peggiorando di giorno in giorno. Mio cognato, alle spalle un matrimonio fallito, in una vacanza in Cile ha conosciuto una giovane e simpatica odontoiatra, si sono messi insieme e circa un anno e mezzo fa hanno avuto un bellissimo bambino. Attualmente vivono insieme in una delle città principali del nord Italia. Tralascio le peripezie che hanno attraversato per ottenere per lei un regolare permesso di soggiorno. Hanno anche tentato di avere il riconoscimento dei suoi titoli di studio cileni (nel suo paese lavorava regolarmente come odontoiatra, l'Italia pretende quasi che rifaccia gli studi da capo). Quello che mi lascia di stucco è l'atteggiamento della gente intorno a lei. La ragazza ha i tratti fisici chiaramente andini; bella, ma di una bellezza chiaramente dell'altro capo del mondo. Ebbene, quando gira per la città con suo figlio, tutti danno per scontato che sia la bambinaia, non la madre. Quando esce insieme ai genitori anziani di mio cognato, sicuramente lei ne è la badante, non la nuora, o la compagna del figlio o come vogliamo chiamarla. Se si siede ai giardinetti con il proprio bambino in braccio, su una panchina dove un'altra madre (italiana) ha appoggiato un attimo la borsa magari per sistemare il passeggino del figlio, la madre italiana si affretta a riprendersi la sua borsetta, perché non si sa mai. Mentre mi raccontava queste cose mi cresceva dentro la vergogna profonda di far parte di un popolo che ha dimenticato il suo passato. Anzi il suo presente, visto che io ho dovuto emigrare due anni fa, a cinquant'anni suonati. Saluti da Zurigo.
