Il presidente della provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane batte cassa. A un mese dal terremoto che ha squassato l’Abruzzo chiede al governo di dare un seguito concreto alle promesse iniziali. «Rispetto alla presenza e alle annunciazioni varie, ci aspettavamo e ci aspettiamo qualcosa di più». Perché il decreto approvato dal governo che stanzia i primi fondi è «da riscrivere completamente e non solo in parti residuali». Un giudizio netto, che il presidente aveva già espresso ieri in Senato. Il primo punto dolente, e non poteva essere altrimenti, sono le risorse. Subito dopo il terremoto, il Consiglio dei ministri aveva promesso 8 miliardi di euro. La realtà, però, è ben diversa. Secondo il presidente «la copertura vera c’è solo per un miliardo e 150 milioni di euro. Gli altri soldi sono tutti da definire e verranno spalmati fino al 2032». Uno scenario che limita seriamente le possibilità operative di chi deve ricostruire. «Per gli amministratori equivale a non avere niente, a non poter investire».
Non solo: al danno dei mancati stanziamenti si aggiunge la beffa del fatto che i 1150 milioni sono già impegnati, quasi interamente, per la gestione immediata dell’emergenza. La Pezzopane, è drastica: «Al momento di soldi per le case non ce ne sono. Non sono neppure previsti gli indennizzi immediati per i lavori di piccola entità che permetterebbero a tante famiglie di rientrare nelle abitazioni».
A preoccupare il presidente sono anche le competenze degli enti locali nella ricostruzione: «E’ paradossale. Proprio mentre viene approvato il federalismo fiscale con tutto il substrato ideologico che ne deriva, in Abruzzo gli enti locali vengono spogliati di tutte le loro funzioni. Si annullano tutte quelle realtà che in parlamento dicono di voler valorizzare». Il decreto, infatti, prevede che sia il governo a individuare sia le aree per l’edificazione sia quelle per l’edilizia scolastica. «Nel piano è prevista addirittura una discarica – incalza la Pezzopane – il tutto è avvenuto senza far decidere quegli organi intermedi che meglio conoscono il territorio e rappresentano gli interessi dei cittadini».
Le anomalie però, non finiscono qui: «Anche la storia della Fintecna – prosegue la Pezzopane – è un’altra cosa nuova e poco chiara. Di solito se un cittadino decide di non ristrutturare, l’immobile diventa pubblico. Qui, invece, interviene questa società pubblica, ma con fini privatistici, che da tante piccole proprietà potrebbe finire per trovarsi in mano una grande proprietà ed usarla come meglio crede. Per fortuna su questo aspetto Tremonti si è mostrato disponibile a parlare».
Per la ricostruzione del singolo immobile la situazione è ancora in via di definizione ma il presidente ha le idee chiare: «Noi non vogliamo nulla di più di quanto è toccato ad altre popolazioni vittime di terremoti. In Umbria e Marche, per esempio, si sono coperte al 100 per cento anche le ricostruzioni di seconde e terze case di interesse storico. Tutto per riqualificare i centri abitati. Non farlo anche con noi equivarrebbe a trattarci come terremotati di serie B».
Un’ultima battuta, la Pezzopane la riserva al presidente del Consiglio: «Quando gli ho detto di venire in vacanza a L’Aquila non scherzavo. Tanto sta sempre qui. A questo punto si compri una casa e dia il buon esempio». Perché per l’Abruzzo non terremotato si avvicina una stagione turistica che si annuncia disastrosa: «Tante persone hanno annullato le prenotazioni in aree anche lontane dal terremoto. Un altro colpo duro ad un’economia già piegata dal terremoto del 6 aprile».