Una ragazza afgana di 13 anni è morta e tre persone sono rimaste ferite domenica mentre si trovavano a bordo di un’auto colpita da una pattuglia di militari italiani. Secondo fonti afgane, stavano andando a un matrimonio.
Il generale Rosario Castellano, comandante del contingente, ha precisato che l’incidente ha avuto luogo intorno alle 11 ora locale, a quattro chilometri a sud di Camp Arena, la base dove ha sede il comando regionale della zona ovest dell’Afghanistan.
Una pattuglia italiana composta da tre mezzi ha incrociato lungo la strada una Toyota Corolla Sw di colore bianco, che procedeva in senso opposto. Pioveva e la visibilità era ridotta. La pattuglia italiana, ha riferito Castellano, ha adottato le procedure previste: avvertimento con la mano, con un grido, lampeggiando con gli abbaglianti, infine sparando colpi in aria.
Ma la vettura ha continuato a procedere a forte velocità verso la pattuglia italiana. Giunta a meno di dieci metri dal convoglio italiano, il mitragliere ha fatto fuoco prima sul terreno poi sul cofano della vettura.
Sempre seguendo le procedure previste, la pattuglia italiana ha quindi proseguito il percorso. Solo in seguito si è avuta conoscenza della morte della bambina e del ferimento degli altri tre occupanti la macchina: un uomo e due donne, il padre e la madre della bambina e una terza donna.
Per un tragico gioco del destino, la vicenda della ragazzina afghana ha caratteritsiche analoghe a quelle che, a Bagdad, tempo addietro, portarono alla morte dell’agente dei servizi segreti italiani Nicolò Calipari.
Secondo altre fonti gli altri passeggeri, la madre e un’altra persona, sono rimasti illesi. Sono in corso le indagini degli organi di polizia militare del comando Rcw (Regional command west) per chiarire la dinamica precisa dell’incidente e per stabilire le cause del decesso della bambina. Il comandante Castellano incontrerà il governatore della regione.
Il generale Castellano, in un briefing con i giornalisti presenti a Herat insieme con una delegazione della Camera dei deputati atterrata proprio in coincidenza dell’incidente, ha ribadito che i militari italiani coinvolti hanno attuato correttamente tutte le procedure previste e solo quando la vettura era arrivata a meno di dieci metri dal convoglio, i militari hanno fatto fuoco sul vano motore.
La pattuglia dei militari italiani fa parte dei cosiddetti Omlt, le squadre di addestramento dell’esercito afgano che opera nella zona di Herat. La vettura civile rimasta coinvolta, una Toyota Corolla Sw, è una delle macchine maggiormente segnalate come possibili vetture utilizzate come autobomba.
Intervistato dall’agenzia France Presse, lo stesso zio della vittima, Ahmad Wali, che era alla guida della Toyota Corolla bianca, e che è stato ferito dalle schegge del parabrezza, ha detto: “Pioveva e la visibilità era molto scarsa: all’improvviso, ho visto delle luci davanti a noi ed è apparso un convoglio di soldati stranieri. Subito dopo mi sono voltato e ho visto che metà della faccia di mia nipote era scomparsa, che sua madre era ferita al petto e che il mio volto era macchiato di sangue”. Secondo l’agenzia di stampa Agi, il portavoce della polizia afghana della regione occidentale, Abdul Rauf Ahmadi, la famiglia si stava recando a Herat dalla vicina provincia di Farah per assistere a un matrimonio.
