Per costruire il “San Giovanni di Dio”, il nuovo ospedale di Agrigento nella contrada di Consolida, sarebbe stato utilizzato calcestruzzo depotenziato.
E così una struttura inaugurata solo cinque anni fa dopo vent’anni di lavori e costata 38 milioni di euro rischia di essere già chiusa.
La conclusione è dei periti della Procura, secondo cui i pilastri portanti conterrebbero più sabbia che cemento, tanto da far temere per la sua stabilità specie in caso di terremoto.
«L’intera struttura manca dei necessari requisiti di sicurezza statica», sostengono i tecnici.
Nell’inchiesta, affidata alla Guardia di Finanza, figurano ventidue indagati tra cui il direttore dei lavori Antonio Raia, l’attuale manager del San Giovanni di Dio Giancarlo Manenti, dirigenti ospedalieri e regionali, progettisti, collaudatori e imprese che si sono aggiudicate gli appalti: tutti accusati di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, omissione atti d’ufficio, favoreggiamento e truffa.
E dire che l’ospedale non era nato con i migliori auspici: già il giorno dell’inaugurazione si era verificato il blocco di alcuni ascensori, nel bel mezzo di un’invasione di topi che avevano messo fuori uso computer e sala operatoria.
