Al Festival di Venezia: Solondz, Maselli e la sinistra e “Videocracy”

Alla seconda giornata del 66° Festival di Venezia torna la politica, tra riflessione etica e critica sociale. “Videocracy” e “Le ombre rosse”, due film diversissimi, sembrano uniti dall’intenzione di comprendere come si sia giunti all’attuale situazione politica e culturale italiana, con l’ascesa del berlusconismo imperante da una parte e il coma profondo della sinistra dall’altra.

Nel primo, Erik Gandini, regista svedese di origine italiana, mostra quello che chiama il “trentennio italiano”: non un attacco indiscriminato alla politica dell’attuale premier ma il catalogo delle perversioni di un sistema attraverso i suoi sintomi più gravi. L’approccio documentaristico mostra i piccoli ingranaggi che svelano i meccanismi di un potere fondato sul piccolo schermo. Berlusconi, certo, e la tv commerciale, ma anche e soprattutto la disponibilità di un paese a consegnare se stessi alla volgarità più esibita, ben contento di servire  una macchina propagandistica  spesso eterodiretta. L’ambizione perversa che spinge uomini – e soprattutto donne – a farsi personaggi purchessia e rinunciare ad essere semplicemente persone, è ben rappresentata dai vari protagonisti del gossip nostrano, con brevi e inquietanti ritratti dei vari Fabrizio Corona e Lele Mora.

Il vecchio leone Citto Maselli torna invece a interrogarsi sulla palude culturale a sinistra, riesumando l’antica polarità tra lo spontaneismo dei centri sociali e gli ex comunisti approdati al potere chiusi negli autoreferenziali salotti radical-chic. In “Le ombre rosse” lo spunto nasce da Roberto Herlitska, un intellettuale, che va a parlare in un centro sociale dei “nuovi irrazionalismi”. Considerato un reazionario perchè espressione della sinistra di governo, scopre un mondo e una vitalità che non conosceva.

Il terzo film presentato alla mostra era sicuramente il più atteso per la qualità dell’autore: Todd Solondz non tradisce e con il suo stile caustico e graffiante propone con “Life during wartime” una profonda riflessione sull’America di oggi attraverso la lente di borghesi piccoli piccoli tra la Florida e la California, classe sociale in declino economico e individuale dopo lo tsunami Bush, ovviamente oggetto di battute al vetriolo.

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Warsamé Dini Casali