L’eventuale partner estero di Alitalia non avrà la maggioranza del capitale, né assoluta né relativa. L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, da Cernobbio gela le aspettative di Air France che giusto venerdì aveva espresso le proprie preferenze, ovvero «possedere una partecipazione maggioritaria che gli permetta di avere il controllo» della compagnia.
«VOCI INFONDATE» – «Nel progetto che si sta discutendo e che speriamo di realizzare ci sarà sicuramente un’alleanza internazionale – ha spiegato Passera -. Non è detto che ci sia anche un azionista internazionale: non è comunque mai stata in discussione, né è stata messa sul tavolo, e verrebbe comunque esclusa una partecipazione estera di maggioranza assoluta o relativa. Su questo punto possiamo chiudere l’argomento». Venerdì era stato il quotidiano economico parigino La Tribune a ventilare l’ipotesi che ad Air France-Klm sarebbe stata offerta in segreto la possibilità di acquisire la maggioranza di Alitalia entro il 2013. Passera le ha definite «voci senza fondamento».
«NO AD ENTI PUBBLICI» – Passera ha poi puntualizzato che tra i possibili ulteriori soci di Cai, la futura nuova Alitalia, non è prevista la presenza di enti locali. «Questa è una vera privatizzazione di Alitalia e quindi i soci devono essere entità private. Le scelte saranno conseguenti» ha detto, chiudendo quindi alle proposte avanzate dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Milano. «È possibile che si aggiungano ancora nuovi soci però ci stiamo avvicinando alla compagine definitiva – ha aggiunto -. Si è parlato di 20-25 soci, però la questione è ancora aperta e sarà il gruppo dei soci attuali a decidere quali altri saranno ammessi». Alla domanda se nel futuro azionariato della nuova Alitalia potesse esserci anche Mediobanca, Passera ha preferito non commentare: «Sulle probabilità di un ingresso di questo o quel socio non entro. Ci sono vari altri soggetti interessati e infatti se ne stanno aggiungendo ogni giorno». L’esclusione degli enti pubblici dalla cordata piace al capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «La presenza di soci pubblici, peggio ancora di partiti travestiti da enti locali, sarebbe in netto contrasto con la necessità di rilanciare con efficienza e rispetto del mercato la compagnia aerea».
«ASPETTIAMO IDEE» – Infine Passera ha detto che dal piano industriale che l’amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, sta mettendo a punto «ci aspettiamo che vengano idee e proposte di gestione ordinaria e straordinaria capaci di rispondere alle esigenze dell’azienda e alla fiducia del mercato». L’ad di Intesa Sanpaolo è azionista di Telecom attraverso la holding Telco. Alla domanda se fosse in previsione una svalutazione della quota che Intesa Sanpaolo ha nella holding, Passera ha risposto: «Questo si vedrà».
ONERI PER LO STATO – Passera respinge le critiche secondo le quali il progetto di salvataggio di Alitalia scaricherebbe sulla collettività i costi, riservando invece i benefici ai soggetti privati. «La vecchia Alitalia è fallita, ha chiesto il commissariamento e quindi il costo dell’intera Alitalia andrebbe a gravare sulle spalle dello Stato. Se c’è un gruppo di azionisti che, mettendo un miliardo di euro, rileverà e finanzierà lo sviluppo di questa Alitalia l’onere per lo Stato diminuisce». La conclusione di Passera è dunque che «l’onere per lo Stato, se non riesce il progetto Alitalia, è molto maggiore». E se il salvataggio di Alitalia andrà in porto, potrebbe arrivare qualche compensazione per gli azionisti di minoranza e gli obbligazionisti della compagnia.
IL CASO MILANO – Per quanto riguarda gli scali di Milano, ha chiarito che Malpensa «può avere un ruolo importante», ma «se si vuole avere un aeroporto di primo livello è difficile che Milano possa averne due in concorrenza». Malpensa, continua Passera, «ha un ruolo importante nel piano proposto. Con il sindaco Letizia Moratti stiamo analizzando tutte le implicazioni». Secondo Passera, «se non si è arrivati nel tempo ad avere un aeroporto di vera statura europea, certamente ci sono delle responsabilità da parte della compagnia di bandiera, ma altrettanto certamente la pianificazione del territorio e il proliferare di piccoli aeroporti è stata una causa».