Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Massimo Franco sulla vicenda Alitalia intitolato ”Pasticci e paradossi”. Lo riportiamo di seguito:
”Qualcuno ha parlato di una specie di Consiglio dei ministri per procura. Un governo di centrosinistra che decide un provvedimento voluto da Silvio Berlusconi; e per di più con il dubbio corposo che incontrerà l’ostilità dell’Unione europea. Ma non è la sola anomalia che spunta intorno alla tormentata vicenda di Alitalia. L’impressione è che Romano Prodi non volesse il commissariamento della compagnia di bandiera come ultimo lascito del proprio governo; e che Berlusconi non intendesse iniziare il terzo mandato con Alitalia sull’orlo del fallimento.
Il prestito di 300 milioni di euro concesso da Palazzo Chigi fotografa questo pasticcio un po’ paradossale. Assicura alla società ossigeno per un paio di mesi. E concilia questi due interessi convergenti, confidando di non entrare in rotta di collisione con le direttive europee: speranza tutta da verificare. Ma per il modo in cui la polemica fra nuova e vecchia maggioranza ristagna, si intuisce che gli scenari peggiori non sono scongiurati. Ed ognuno si prepara ad attribuirne la responsabilità all’avversario.
La gravità della situazione è segnalata dalla spiegazione del prestito- ponte: «motivi di ordine pubblico». E il fronte berlusconiano proietta anche sul dopo voto le accuse preelettorali sulla trattativa con Air France. Quanto si sta delineando, insiste, è la conseguenza di una scelta compiuta maldestramente da Prodi e dal ministro dell’Economia, Tommaso Padoa- Schioppa. Il dettaglio singolare è che l’estrema sinistra sembra dare in qualche misura ragione al fronte berlusconiano, additando Alitalia come una conferma del fallimento della politica economica del Pd. Lo stesso ministro uscente Antonio Di Pietro critica il prestito deciso dai propri alleati.
Prodi e Walter Veltroni replicano sottolineando che della cordata alternativa evocata da Berlusconi non c’è ancora traccia. Elencano le pressioni politiche che a loro avviso hanno spaventato i francesi fino a provocare l’interruzione delle trattative. Fanno notare che in nome dell’«italianità» si è detto no ad Air France, ma stranamente non si esclude un’intesa con la compagnia russa Aeroflot. In realtà, tutti sono consapevoli che si tratta di scenari aleatori.
Perché si mettano insieme dei nuovi compratori, si calcola che occorreranno mesi. Per questo, gli uomini di Berlusconi hanno invocato «risorse congrue». E «noi abbiamo aderito alla richiesta di Berlusconi», ha dichiarato ieri sera Prodi: forse anche perché il Pd non voleva trovarsi l’Alitalia commissariata mentre si vota per il sindaco di Roma. Ma non c’è soltanto il fantasma dei licenziamenti e di una sospensione dei voli: bisogna tenere conto dei vincoli di Bruxelles. Proprio ieri il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha annunciato che il commissario italiano destinato a succedere a Franco Frattini avrà la delega dei trasporti.
La decisione è stata presa senza informare il governo italiano: una procedura che ha irritato Prodi, il quale forse ha indovinato un gioco di sponda col centrodestra italiano. In teoria, infatti, l’incarico a un esponente vicino al Cavaliere potrebbe aiutare palazzo Chigi a tentare un salvataggio di Alitalia assecondato dalle istituzioni europee. Il fallimento viene scansato come un epilogo estremo e remoto. Ma in realtà, ci si prepara comunque a un ridimensionamento secco. Tutti ammettono che, se per miracolo si materializzerà un compratore, tre o quattro mila persone potrebbero essere licenziate: sempre che non si arrivi all’amministrazione controllata o peggio. È probabile che fino al ballottaggio di domenica e lunedì per il Campidoglio, la schermaglia non farà passi avanti. C’è solo da sperare che dopo, il ritorno alla realtà non sia troppo traumatico”.