di Andrea
Poche righe per raccontare cosa ho provato in un tranquillo lunedì di novembre. Sveglia alle 5 e via a Linate. Aereo delle 7,30. Tutto normale. Poi qualcosa cambia.50 minuti dal finger alla pista; 1 ora e dieci di volo con tempo bellissimo (!); altri 50 minuti per arrivare dalla pista al finger di Fiumicino. Va bene, si sapeva che Alitalia era pronta allo sciopero. Via con il taxi. Traffico. 11,10 in sede. Già quasi cinque ore che sto in piedi. Ma non lo sapevi che oggi sono tutti in sciopero? Fine della giornata e di nuovo a Fiumicino. Alle 18,50 sono lì. Oddio quanta gente: televisioni, picchetti, passeggeri buttati per terra, però dai lo sapevi. Gente infercita urla: «sto qui dalle 3». Manteniamo la calma. «Scusi signorina, avrei il volo delle 20», « non credo parta». «Che posso fare?». Dormo qui? No, domani ho una riunione e poi magari è peggio. «Aspetti, si è liberato un posto alle 19,20 provi». Che fortuna. Corri al varco di sicurezza, proiettati al gate. Imbarchi: scene di panico, bambini urlanti, manager attaccati al telefono. Gate 12. Si vola. Forse per le 22 arrivo. Oggi le tue 19 ore in piedi te le sei fatte. Eh sì perché noi non si sciopera. In fondo se sciopero io a chi importa? Dedicato a tutti quelli che la mattina si guardano allo specchio e sono orgogliosi di quello che vedono, escono e oltre la puzza di città sentono quella dei loro democratici concittadini che hanno deciso di invadere anche oggi, legittimati, il pezzo di libertà degli altri.
