"Come credenti non potremmo mai permettere che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualità dell’amore e la sacralità della vita – ha aggiunto Ratzinger riaffermando con forza le posizioni dell’enciclica – Nessuna tecnica meccanica può sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero più grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione. La trasmissione della vita è iscritta nella natura e le sue leggi permangono come norma non scritta a cui tutti devono richiamarsi".
Nell’enciclica di Paolo VI, ha proseguito il Papa, "l’amore coniugale viene descritto all’interno di un processo globale che non si arresta alla divisione tra anima e corpo né soggiace al solo sentimento, spesso fugace e precario, ma si fa carico dell’unità della persona e della totale condivisione degli sposi che nell’accoglienza reciproca offrono se stessi in una promessa di amore fedele ed esclusivo che scaturisce da una genuina scelta di libertà".
"Come potrebbe – ha detto ancora Benedetto XVI – un simile amore rimanere chiuso al dono della vita? La vita è sempre un dono inestimabile; ogni volta che si assiste al suo sorgere percepiamo la potenza dell’azione creatrice di Dio che si fida dell’uomo e in questo modo lo chiama a costruire il futuro con la forza della speranza".
Per la Chiesa, oggi come quarant’anni fa, separare la sessualità dalla procreazione è sbagliato ed espone al rischio dell’infelicità. E questo legame va rispettato sia scegliendo di non usare anticoncezionali sia, nel caso i figli non arrivino, rinunciando all’uso delle tecniche per la fecondazione assistita.
A questo tema è strettamente legato quello delle coppie di fatto che il Papa ha affrontato direttamente ricevendo in visita ad limina i vescovi d’Ungheria. Creare una mentalità permissiva su questo fronte, ha detto Ratzinger, contribuisce alla grave crisi dell’istituzione familiare, testimoniata dalla notevole diminuzione dei matrimoni e delle nascite, oltre che dall’impressionante aumento dei divorzi.