
ROMA – Annamaria Franzoni, condannata a 16 anni di carcere per avere ucciso, il 30 gennaio 2002 nella sua casa di Cogne, il figlio di 3 anni, ha trascorso in cella solo 6 anni e dal 2014 è agli arresti domiciliari. Nei giorni scorsi i legali della donna, Paola Savio, Lorenzo Imperato e Cristiano Prestinenzi, avevano presentato al Tribunale di Sorveglianza di Bologna la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per la loro assistita.
I giudici però hanno respinto la sua istanza, motivando la decisione con il “mancato completamento del percorso psicologico avviato in precedenza e un’esigenza di strutturare meglio il percorso di risocializzazione legato alla domanda”.
Del caso si è parlato questa mattina, 18 aprile, a Mattino 5. Il dottor Picozzi, tra gli ospiti in studio, si è detto concorde con la decisione dei giudici del tribunale di Sorveglianza, sostenendo che la Franzoni, giudicata colpevole nei tre gradi di giudizio, continua a dichiararsi totalmente innocente ed estranea ai fatti. Questa, a detta dell’esperto, sarebbe la prova che nella donna non vi sarebbe stato alcun pentimento per il delitto commesso, e quindi, come certificato dai giudici, nessun recupero accertato.