Arctic Sea. Dietro il sequestro della nave l’ombra lunga del Mossad

L'equipaggio dell'Arctic Sea sbarca a Mosca

Fin dai primi atti della vicenda Artic Sea in pochi avevano prestato fede alle dichiarazioni ufficiali fornite dal Cremlino.

La bizzarra sarabanda mediatico-politica susseguita al sequestro della nave mal combaciava con il cargo, seppur ingente e costoso, di legname che, secondo i documenti, la nave trasportava dalla Finlandia all’Algeria. Il mistero si era infittito quando la nave era scomparsa nel nulla dopo il sequestro, per essere ritrovata, solo un mese dopo, al largo dell’Africa dell’est.

All’indomani del ritrovamento ufficiali russi avevano affermato che la Arctic Sea era stata recuperata grazie ad un’operazione di salvataggio dell’esercito, aggiungendo che i pirati avevano domandato un riscatto di 1,3 miliardi di dollari. I corsari incriminati dalle autorità giudiziarie componevano una compagnia internazionale: spagnoli estoni, lituani, russi.

Secondo quanto riferito da una fonte interna della marina russa al Daily Telegraph: «La versione pubblica è ridicola ed è servita solo a salvare la faccia al Cremlino. È comico credere che tutto questo casino sia stato solo per un cargo di legname». L’ufficiale interpellato dal Telegraph ha inoltre confermato quello che molti avevano fatto intendere fin dall’inizio, ovvero un ruolo chiave del Mossad.

La versione più accreditata sostiene che la nave stesse trasportando missili S-300, l’ultimo ritrovato della tecnologia russa per la difesa aera, destinati alla Repubblica Islamica d’Iran. La nave avrebbe ricevuto il cargo nel porto russo di Kaliningrad, punto nevralgico del contrabbando nel mar Baltico.

Questo tipo di ritrovati bellici, sostengono gli esperti, causerebbe gravi danni all’aviazione israeliana qualora questa decidesse di bombardare le centrali nucleari iraniane, un’evenienza mai scartata dal governo di Tel Aviv.

Una volta il Mossad venuto a sapere del contrabbando, questi avrebbe agito drasticamente. Qui le ipotesi divergono. Secondo una prima versione, i servizi segreti israeliani avrebbero informato il Cremlino che ex-ufficiali russi legati al mercato nero stavano per portare a destinazione un carico di armi per l’Iran. Immediatamente Mosca avrebbe lanciato un’operazione di recupero.

Secondo l’altra teoria, il Mossad avrebbe agito da solo. Avrebbe messo insieme una gang criminale all’oscuro del carico fornendogli gli strumenti per sequestrare la nave. In un secondo momento, una volta la nave in mano loro, avrebbe montato un caso politico-mediatico intorno al sequestro, forzando la mano della Russia, che sarebbe stata così costretta ad intervenire per intercettare la nave.

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fmontorsi