Tra accuse, contro accuse, veleni, polemiche, quella parte d’Italia che gira intorno alla politica è stata divisa da sentimenti assoluti e inconciliabili, sovrastata dagli sviluppi del caso di Dino Boffo, il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, accusato da Vittorio Feltri, direttore del Giornale della famiglia Berlusconi, di essere stato condannato a una multa per delle telefonate moleste che partirono dal suo telefono portatile a quello di una ragazza di Terni.
La vicenda ha avuto, giovedì pomeriggio, una inattesa accelerazione, con le dimissioni di Boffo. Avrà un chiarimento in tribunale, se Boffo ha mantenuto, o manterrà, l’annuncio fatto domenica di una querela contro i suoi diffamatori.. In quel caso la parola definitiva la dirà un giudice, che avrà tutti i poteri che i giornali dovrebbero avere ma non hanno di accertare la verità.
La tesi di Feltri era che Boffo aveva tormentato la ragazza, buona cattolica, di Terni, perché geloso del fidanzato di lei: un sentimento omosessuale, non è stato detto se trasformato in atti o sublimato negli insulti. L’omosessualità è, da sempre, uno dei peccati più gravi per la Chiesa e per papa Benedetto XVI in particolare, impegnato a contrastare lo scandalo della pedofilia (omosessuale) che ha travolto numerosi sacerdoti cattolici in Nord America e America Latina e parecchio denaro è costato alle sacre casse in risarcimenti.
Se Boffo è omosessuale, sostiene Feltri, Boffo non è qualificato a dirigere un giornale schierato contro gli omosessuali, organo di una istituzione, la Conferenza episcopale italiana, rigidissima sul tema; ancor più, Boffo non può pontificare, come ha fatto più volte, in materia di moralità del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi.
I documenti fin qui pubblicati confermano le telefonate fastidiose, risalenti all’inverno 2001 – 2002, e dei riferimenti ai rapporti sessuali della ragazza con il fidanzato, ma non che Boffo fosse innamorato di quel ragazzo. Boffo poi sostiene che le telefonate moleste furono fatte non da lui ma da un altro ragazzo, suo collaboratore nella Tv satellitare da lui diretta, tossicodipendente: Boffo, per tutelare quel poveretto, avrebbe rinunciato a difendersi, specie dopo che la ragazza vittima delle molestie ritirò la denuncia, nell’illusione che la cosa sarebe finita lì. Invece è tornata a galla, il ragazzo che potrebbe confermare la versione favorevole a Boffo è morto e la ragazza, che potrebbe in qualche modo confermare se non la versione le circostanze della vicenda, dimentica la carità cristiana, dice i non volere più riaprire quella pagina e lo lascia solo al freddo.
A questo punto, l’interpretazione che ciascuno può dare alla vicenda dipende da dove uno si colloca nello schieramento del più ampio fronte dello scontro politico in atto.
Le ombre sulla omosessualità di Boffo sono ombre non perché ognuno non possa fare di sé e della propria vita quel che vuole, purché non dia fastidio al suo prossimo; sono ombre per la posizione della Chiesa di Roma in materia e c’è da pensare che la presunta “informativa” che le ha sostanziate (appunto per sua eccellenza…), se non è un falso abbia una matrice chiesastica. Eccellenza sono i vescovi, eccellenza sono, per antica tradizione sabauda i prefetti, gli altissimi dignitari statali, i ministri. Si è appreso nei giorni scorsi che centinaia di copie di quella informativa erano state diffuse tra i vescovi e nel mondo cattolico italiani: pare la conferma di un regolamento di conti tra alti prelati. Il portavoce ufficiale del Papa ha escluso che il documento sia stato fabbricato in Vaticano: la Chiesa è pluralista, bisognerebbe sapere chi era l’eccellenza destinataria del rapporto. C’è anche da ricordare che anche in materia di falsi la Curia Romana ha qualificata tradizione, dai tempi della donazione di Costantino.
Si parla molto, anche se pochi lo scrivono, di uno scontro in atto tra la Curia romana e i vertici della Chiesa italiana, dove per anni ha dominato il card. Camillo Ruini, del quale Boffo fu creatura. Non è solo un problema di Ratzinger che sta cercando di prendere in mano le redini dell’unico regno globale esistente sulla terra, è anche un problema di diverse priorità ai diversi livelli della gerarchia ecclesiastica. Il problema non è solo italiano. Anche negli Stati Uniti c’è forte tensione tra episcopato e Vaticano. per quanto verticistica e monarchica sia la Chiesa, i fermenti della base non possono essere totalmente repressi, specie quando non toccano articoli di fede e di teologia, ma i comportamenti della Curia considerati devianti rispetto allo stesso magistero ecclesiastico. Nota Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, la somiglianza tra la tensione che c’è in Italia e quella che c’è negli Stati Uniti. Qui parte dei fedeli è in fermento per Berlusconi (e lo spostamento di voti cattolici dal Pdl all’udc nè dà la misura); là il tema è l’aborto e una parte della base cattolica, tra cui molti giovani, e non gente rozza e ignorante, contesta le posizioni abortiste del presidente Barack Obama e l’indulgenza della Segreteria di Stato verso di lui. Altri più grandi interessi sono in gioco, ma i cattolici americani non gradiscono. Da notare che Magister è anche redattore del sito Chiesa.it, il cui contenuto, opportunamente stampato, finisce ogni giorno sulla scrivania del Papa.
Nei primi giorni dello scandalo, Papa e cardinali hanno fatto quadrato. La Chiesa è una istituzione seria e solida, che protegge i suoi uomini e si chiude in se stessa quando le sue divergenze interne possono aprire crepe in cui il nemico si può insinuare. Non a caso tra poco celebrerà il duemillesimo compleanno.
Applicare alla Chiesa i criteri con cui si regolano le cose del mondo può indurre in errore, come ho l’impressione accada in questi giorni leggendo i giornali. Ratzinger è tedesco, ma non è un gauleiter come tanti capi, politici e imprenditori, nei film e nella vita reale, di quelli che ordinano l’esecuzione sul campo, stile Hitler. Cosa doveva fare? Nello stile Gordon Kekko chiamare al telefono il cardinal Bagnasco e intimargli di licenziare Boffo entro la sera? Ha fatto quel che fa un bravo leader: ha messo tutti calmi. Lascia perplessi il modo, perché un intervento del genere avrebbe giustificato forse qualcosa di più di una telefonata. Quali parole poi siano state dette dal Papa al telefono le sanno solo i due interlocutori. Naturamente le versioni sui giornali differivano secondo l’obiettivo politico. Un po’ di esperienza insegna che le comunicazioni all’esterno sono calibrate l’impatto che si vuole ottenere, spesso sono mirate più all’interno che alll’esterno e sono costruite a tavolino dagli addetti stampa, che limano, in una spesso estenuante negoziazione con il loro principale, anche le virgole.
. Giusta la mossa iniziale di Boffo di dare le dimissioni; giustamente non lo ha fatto al telefono. Giusto averle respinte, in prima battuta, da parte di Bagnasco. Un comportamento diverso sarebbe stato da dilettante.Da notare che un giornalista cattolico italiano tra i più esperti di cose di Chiesa, Vittorio Messori, ha scritto sul Corriere della Sera parole piuttosto dure su Boffo Se si leggono bene le dichiarazioni di questi giorni di vescovi citati a difesa di Boffo, e anche articoli di giornali schierati in suo favore, la sua uscita era già data per ineluttabile. Solo i tempi erano in discussione. Avrei scommesso che sarebbe avvenuta quando le acque si fossero calmate, e non così a caldo. Ma non siamo nelle segrete stanze del Vaticano, né nella mente o nel cuore di Dino Boffo, per sapere cosa lo ha indotto a dimettersi. Per dovere e abitudine, sono portato a non credere a quel che dice lui né a quel che dicono i suoi nemici. Meglio aspettare l’esito del processo a Feltri, se ci sarà.