Milano – Le indagini sulle baby gang che hanno condotto all'arresto a Milano di 26 giovani erano partite un anno fa, in seguito alla denuncia di un giovane che l'8 maggio del 2010 era stato aggredito e rapinato del telefono da un gruppo di 15 persone mentre aspettava la metropolitana alla fermata Porto di Mare. Da lì gli agenti del commissariato Mecenate hanno iniziato ad esaminare precedenti denunce per rapine simili, tutte con la stessa dinamica: un gruppo di giovani individua la vittima, si avvicina e al cenno del 'capo' iniziava il pestaggio, anche armati di coltelli, con una violenza spropositata rispetto all'entità degli oggetti sottratti. In totale i colpi attribuiti alle due gang, che avevano come ritrovo il Parco Trotter, risultano essere 24, in alcuni casi le vittime erano giovani sudamericani che si rifiutavano di far parte delle bande.Altre volte giovani italiani che venivano semplicemente rapinati, e in qualche caso anche anziani: nel novembre scorso un 65enne fu costretto a farsi impiantare una protesi a una gamba dopo un violento pestaggio a Ponte Lambro. Particolare il ruolo delle ragazze, che durante le aggressioni facevano da palo e incitavano i compagni, tutti sudamericani ma di diverse nazionalità. Come dimostrano alcuni video postati in rete, le giovani partecipavano a veri e propri riti di iniziazione prendendosi a cinghiate e cercavano di mettersi in mostra con i 'capi' delle due organizzazioni esibendosi in una sorta di lap dance nei vagoni della metropolitana. Tramite i social network si tenevano poi in contatto con altre bande latine in Italia e in Sudamerica, mostrando la loro attività criminale al fine di garantirsi credibilità e rispetto.