Banche: comprano il denaro all’un per cento e lo rivendono al 6 (mutuo) o al 15 (prestito).

La moltiplicazione del denaro, un miracolo che quotidianamente riesce alle banche italiane. A loro il denaro costa l’un per cento, questo il taso ufficiale in Europa, quindi anche in Italia. Lo rivendono, sotto forma di mutuo, al sei per cento. Se poi chiedete un prestito per acquistare a rate e nel tempo, il tasso arriva intorno al 15 per cento. Insomma il denaro lo pagate da sei a quindici volte di più di quanto lo pagano le banche. Districarsi nella giungla dei tassi di interesse attivi, cioè quanto pagano le famiglie italiane per i prestiti bancari, non è affatto agevole. Prova a sbrogliare la matassa un’inchiesta del Corriere della Sera di martedì che pone un interrogativo. Come è possibile che alle banche la richiesta di un finanziamento alla Banca Europea sia tassata all’1% , mentre le stesse banche incassano dai cittadini tassi d’interesse del 6%  – i mutui per l’acquisto di una casa – o interessi a due cifre per il sempice finanziamento per l’acquisto di elettrodomestici?

L’introduzione del Ta­eg, il tasso effettivo annuo, ha contribuito, almeno in parte, a svelare i costi nascosti dal Tan, il tasso nominale. Si scopre, per fare un esempio, che il Tan della Deutsche Bank Prestitempo per un prestito di 5 mila euro fi­nalizzato all’acquisto della moto nel primo tri­mestre dell’anno è del 7,83% ma il Taeg arriva al 10,27%.

Una differenza del 2,5% circa (in alcuni casi arriva anche al 5%) che induce a pensare che la forbice tra i tassi potrebbe essere tagliata, anche al netto dei costi e dei rischi delle finanziarie, oltre al loro legittimo interesse a produrre profitti.

La riluttanza delle banche ad adeguare il costo dei servizi per le famiglie quando scendono i loro costi è all’origine di quello che in economia si chiama «vischiosità dei prezzi». Il riequilibrio dei tassi fu affrontato all’epoca delle “lenzuolate” promosse da Bersani: l’opposizione dell’Abi (associazione banche italiane) arrestò l’iter parlamentare della riforma.  Il presidente dell’Abi Faissola anche oggi assicura che i tassi d’interesse delle banche italiane sono inferiori alla media europea. Tremonti, ma anche il cittadino comune, fanno altri conti.

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Warsamé Dini Casali