La Thailandia vive un clima di instabilità politica dallo scorso maggio. Wongsawat è considerato uno strumento nelle mani di Thaksin Shinawatra, ex premier-magnate costretto ora a vivere all’estero dopo una condanna per corruzione. Nel 2006, per allontanarlo dal potere, i militari intervennero con un colpo di stato, ma continua tuttavia a godere di notevole seguito. In piazza oggi c’erano anche i suoi sostenitori e quelli dell’attuale premier.
Dal 26 agosto la sede del governo è occupata dai manifestanti della Pad, la coalizione eterogenea che dice di voler "difendere il re": "Non ce ne andremo finché Wongsawat resterà sulla poltrona di primo ministro". La squadra governativa, in seguito all’occupazione permanente della sede del potere, ha trovato rifugio in un ex terminal dell’aeroporto riservato ai voli interni.
A settembre, nel corso di una serie di scontri fra manifestanti e polizia, due persone erano rimaste uccise e circa 500 ferite. Anche il 7 ottobre una marcia organizzata per impedire una riunione del Parlamento era degenerata in violenze. Negli ultimi giorni le acque si erano calmate per i funerali della sorella del re Bhumibol Adulyadei. Ma un attentato compiuto il 20 novembre, nel quale una persona è morta e 29 sono rimaste ferite, ha rotto di fatto la tregua.
Il governatore della provincia di Samut Prakan, dove si trova lo scalo internazionale, ha chiesto l’intervento dell’esercito. E il governo si è riunito in un luogo segreto.