La Banca d’Italia ha detto no al social lending, ossia allo scambio di denaro on line sotto forma di piccoli prestiti. A farne le spese sarà un sito specializzato in questo campo, Zopa. Il motivo? A Zopa è stato contestato di aver fatto raccolta del risparmio (e non semplice intermediazione di pagamenti) a causa della giacenza sul Conto Prestatori Zopa del denaro in attesa di uscire in prestito. Tutto sospeso, quindi.
Maurizio Sella, amministratore delegato di Zopa assicura: «A tutela tua e di tutti i Prestatori rimane pienamente attiva la gestione dei prestiti in essere, sia per l’incasso delle rate sia per il recupero credito. Il denaro in prestito diventerà gradualmente disponibile al rientro delle rate mensili».
Il social lending, bersaglio negli ultimi mesi delle critiche di diversi economisti che hanno messo in evidenza i rischi corsi dai prestatori così come l’esiguità del guadagno rispetto ai canali tradizionali, finora in Italia ha visto l’adesione di oltre 40mila persone. In una recente intervista, Maurizio Sella aveva spiegato che «per chi ha prestato del denaro i tassi sono stati intorno al 7%, mentre per chi lo ha ricevuto in prestito hanno oscillato intorno al 9,7%. Tutto questo mentre i tassi medi delle finanziarie per i richiedenti sono stati intorno al 14,5 per cento». Zopa ha iniziato la sua ttività a gennaio 2008.
