NAPOLI – Grazie ad una convincente vittoria sulla Scavolini Pesaro, l'Air Avellino chiude in bellezza la stagione nel suo palazzetto staccando il pass definitivo per la post season e confermandosi a pieno diritto quarta in classifica con legittime aspirazioni europee. Ancora una volta l'Air dei miracoli ha messo in campo le sue armi migliori, il carattere e l'aggressivita' difensiva, che le hanno permesso di ovviare ai tanti infortuni e alle tante assenze. Ad eccezione del lungodegente Troutman, a sorpresa stasera tutti arruolabili, compreso Spinelli prodigiosamente recuperato, ma che comunque non e' entrato, e Taquan Dean, rientrato dagli States dopo un'operazione e mesi di lontananza. Al gran completo anche il team di Dalmonte che da ex ha provato a sfatare la tradizione che ha visto soccombere i suoi negli ultimi quattro appuntamenti al Paladelmauro. Prima frazione in sostanziale equilibrio. Fanno male le tre bombe chirurgiche di Diaz che illudono la Scavolini a due primi dalla sirena (10 a 18). Per l'Air rispondono Cortese e Johnson, mentre Green e Thomas faticano oltre misura ad entrare in partita. Secondo periodo all'insegna di Szewczyk. Si sveglia il centrone polacco e son dolori per Pesaro che subisce il primo sorpasso (21-20). Vitucci innesta Lauwers e qualcosa cambia subito nelle geometrie di squadra. Green pesca una tripla delle sue ed Avellino mette un parziale da far piegare le ginocchia (18 a 3) riconquistando saldamente la testa gia' a meta' frazione (28 a 21), per poi subire l'inevitabile ritorno di Diaz e Collins per un significativo recupero (40-37 su cui si chiude il primo tempo). Si riprende con Avellino che pigia sull'acceleratore con Lauwers e Green, mentre il ritorno sul parquet di Taquan Dean coincide con il vantaggio Air piu' importante (56-43). Collins con le sue incursioni, e Diaz con i suoi siluri, provano a limitare la crescita esponenziale degli irpini in termini di risultato e gioco ma un super Cortese vola a quote mai toccate (18 personali) e Pesaro torna a casa ancora una volta a mani vuote.
