La lettera, il cui contenuto non sarà reso pubblico dalle autorità brasiliane, è stata consegnata dal ministero degli Esteri all’ambasciata italiana a Brasilia. Nei giorni scorsi il presidente Napolitano ha inviato una lettera all’omologo brasiliano in cui esprimeva «stupore e rammarico» per la decisione del ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, di concedere lo status di «rifugiato politico» a Cesare Battisti, per il quale l’Italia ha avanzato richiesta di estradizione a seguito della condanna all’ergastolo perché giudicato colpevole, tra altri delitti, di quattro omicidi per finalità di terrorismo«. Nella lettera, che richiamava i lineamenti dell’ordinamento costituzionale e giuridico italiano e le garanzie che esso ha offerto e offre nel perseguire anche i responsabili di reati di terrorismo, il Capo dello Stato si rendeva interprete della vivissima emozione e della comprensibile reazione che la grave decisione ha suscitato nel paese e tra tutte le forze politiche italiane.
Cresce dunque la tensione diplomatica tra i due Paesi. I politici italiani parlano di «offesa», «oltraggio», «decisione ingiusta». Il governo brasiliano sembra però stringersi attorno a Genro sulla vicenda: a sua difesa è intervenuto ieri anche il ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorim, solo fino a pochi giorni fa in disaccordo con il collega, tanto da aver definito «assurda» la sua decisione. «Il ministro della Giustizia Tarso Genro – dichiara Amorim – ha esaminato il fascicolo con un’imparzialità totale ed è arrivato ad una conclusione. Ho comunque piena fiducia sul fatto che l’attuale tensione potrà essere superata. Brasile e Italia sono molto vicini». Ma il caso continua a indignare l’Italia e mentre Frattini sta valutando se richiamare «per consultazioni» l’ambasciatore in Brasile Michele Valensise, i ministri Andrea Ronchi e Giorgia Meloni rilanciano la provocazione («che tanto provocazione non è », dice Ronchi) del collega Ignazio La Russa di incatenarsi per chiedere l’estradizione di Battisti.