Sei manichini “fucilati” sono stati lasciati davanti alla sede dell’Eco di Bergamo. Una volta tanto non si tratta di un atto di intimidazione nei confronti della stampa ma di una reazione a una Messa di ricordo di tre militanti della Repubblica sociale italiana celebrata al cimitero di Bergamo.
Sull’altare, don Giulio Maria Tam, il prete in camicia nera sempre presente ai raduni dei nostalgici e sospeso a divinis. Davanti a lui una cinquantina di persone con croci, standardi, aquile. Che il rito di commemorazione a Gino Lorenzi, Mario Conticelli e Walter Taboni, “martiri della repubblica sociale italiana, crocifissi dai comunisti” potesse suscitare qualche problema è dimostrato dalla massiccia presenza della polizia.
Ma la reazione è stata più vistosa che violenta: da una gru posta dietro all’altare è stato srotolato uno striscione con la scritta, “Bergamo è antifascista” mentre da un altoparlante è partita “Bella ciao”. Solo dopo qualche minuto uno dei militanti più giovani si è arrampicato sulla gru a staccare lo striscione, poi sequestrato dalla polizia.
Ma gli antifascisti di Bergamo hanno poi anche lasciato sei manichini “fucilati” davanti alla sede dell'”Eco di Bergamo” a ricordare i sei civili fatti trucidare a Gaiarine (Treviso) da Lorenzi, uno dei commemorati.