Certe volte le parole dicono più di quanto appaia a prima vista. L’incontro appena concluso tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader Usa Barack Obama sembra proprio essere una di quelle volte.
Niente di clamoroso, per carità, ma dai comunicati e dalle dichiarazioni ufficiali rilasciate dai due emerge che tra il nuovo presidente Usa e Berlusconi non scorrono esattamente fiumi di latte e miele.
«Sarei molto contento di augurarmi un rapporto personale, amichevole e diretto con Obama», dice sul sito ufficiale della Presidenza del Consiglio un Cavaliere insolitamente timido, e anche un po’ contorto nel suo italiano di solito ineccepibile.
«Apre il cuore vedere che le sorti della più grande democrazia del mondo sono assolutamente in buone mani», aggiunge Berlusconi. Che, da esperto venditore, sa bene come fare opera di “captatio benevolentiae”.
D’altronde, le poche pochissime righe di comunicato ufficiale sull’incontro con Obama – e anche questa brevità fa pensare – riflettono con esattezza l’atteggiamento assunto dal premier durante la sua giornata americana. Come ha osservatoVittorio Zucconi su Repubblica, più che di un incontro tra due leader di importanti Paesi, si è trattato di un’udienza concessa da Obama a un Silvio piuttosto teso, tutt’altro che sorridente e incline allo scherzo. Esattamente il contrario di ciò che accade di solito: gli incontri internazionali gasano da morire il presidente del Consiglio, che proprio in queste occasioni si lascia andare a battute (secondo lui) e gaffes (secondo gli altri).
Anche Marco Conti, del Messaggero, pur con tutta la buona volontà, non può fare a meno di notare che, questa volta,” non c’è quel clima gioviale che si respirava negli incontri con Bush”. Da consumato cronista, Conti non può fare a meno di notare che Obama non dà del tu a Berlusconi e anche la frase da lui riportata, “a me Berlusconi personalmente piace”, ha un suono raggelante, con quel “personalmente” che fa pensare a un piano diverso di rapporto nel quale c’è qualcuno cui invece Berlusconi non piace.
Stavolta, invece, nelle foto riportate dai giornali non si vede l’ombra di un sorriso, né da una parte, né dall’altra. Anche il programma della visita è stato ridotto all’osso: niente colazioni, pranzi o discorsi a Camere riunite. Solo un caffè, che è appena un gradino al di sopra del semplice bicchiere d’acqua (quello, per intenderci, che non si nega a nessuno).
Altrettanto significativo il fatto che sul sito ufficiale della Casa Bianca, della venuta di Berlusconi non si parli, o quasi. Silvio è stato liquidato in due righe due, in cui si dice che l’Italia ha accettato di prendere in carico tre detenuti di Guantanamo, il carcere speciale per terroristi nella base americana a Cuba che Obama sta smantellando. Detto questo, si passa a parlare di Iran. E cioè del vero evento che in questi giorni ha occupato i media americani. Oscurando, a dire poco, il Cav., il quale, da parte sua, ha voluto vedere a tutti i costi una compensazione in quelle due parole, “my friend“, amico mio, che Obama gli ha rivolto.
Però, più che a un moto di amicizia, quell’appellativo fa pensare a un moto di condiscendenza. Soprattutto perchè accompagnato da una pacca sulle spalle: un gesto che sa molto poco di rispetto e considerazione.
*(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)