Berlusconi contro Repubblica: “Invidia e odio” muovono il suo editore a una “campagna denigratoria”

Alle dieci domande, senza risposta, che il giornalista Giuseppe D’Avanzo, del quotidiano la Repubblica, ha posto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, palazzo Chigi ha replicato con durezza: «Invidia e odio nei confronti di un presidente del Consiglio che ha raggiunto il massimo storico della fiducia dei cittadini: sono palesi i motivi della campagna denigratoria che la Repubblica e il suo editore stanno conducendo da giorni contro il presidente Berlusconi». Senza chiamarlo con nome e cognome, il portavoce di Berlusconi fa un chiaro e esplicito riferimento a Carlo De Benedetti, azionista di controllo del gruppo Espresso, editore a sua volta del quotidiano la Repubblica

L’ufficio stampa della presidenza del Consiglio così prosegue: «Attacchi di così basso livello, in vista delle prossime elezioni europee e amministrative, confermano non solo l’assoluta mancanza di argomenti politici concreti di quel giornale e della sua parte politica, ma anche una strategia mediatica diffamatoria tesa a strumentalizzare vicende esclusivamente private – conclude la nota – a fini di lotta politica».

Anche nei momenti più difficili, però, Berlusconi non perde il gusto della battuta, e mentre affida al portavoce il compito di diffondere parole pesanti come clave, lui scherza sopra la situazione non proprio brillante in cui si trova. Venerdì mattina, a Palazzo Chigi, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, mentre Giorgia Meloni, titolare del dicastero della Gioventù, illustrava un provvedimento sulle comunità giovanili, il premier l’ha interrotta: «Possono iscriversi anche le veline, possibilmente minorenni? Così sarò obbligato ad andarci, per coerenza…».

Nessuna parola, però, Berlusconi ha rivolto ai cronisti che gli chiedevano di commentare la risposta del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, pubblicata dal quotidiano. Per i giornalisti, dal premier solo un cenno di diniego con le mani.

Il comunicato di palazzo Chigi ha scatenato i politici.  Molte le dichiarazioni, tra cui quella dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema: «La  funzione pubblica [di Berlusconi] comporta che renda conto anche dei comportamenti privati: del tutto appropriate le domande che Repubblica gli ha rivolto. Preoccupa la sua ben nota intolleranza verso la libertà di informazione».

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