Un brutto colpo che Silvio Berlusconi ha dato alla democrazia in Italia รจ la legge elettorale. Ha ha messo nel frullatore Italia mussoliniana, Russia Sovietica e un poโ di centralismo napoleonico e ha prodotto lโattuale sistema elettorale dove i partiti decidono su tutto, i candidati sono irrilevanti eย le liste sono fatte da poche persone, nel chiuso di una stanza, a Roma, naturalmente.
Il sistema va bene a tutti e infatti la sinistra vi si รจ subito felicemente adeguata, utilizzandolo anche per i suoi regolamenti di conti interni, affrancata dal dovere di rendere conto ai suoi elettori, non rendendosi conto nessuno che quel che รจ bene per la maggioranza di destra possa essere male per la sinistra.
A destra cโรจ un capo indiscusso, che ha testa, soldi, coraggio, spregiudicatezza e anche qualche rete tv, che sa gestire il potere con coerenza da Cominform; cโerano un partito guida, Forza Italia, e uno inesorabilmente subalterno, lโex Msi poi An che oggi รจ stato inglobato dal primo, nel Pdl, con una fusione per incorporazione da manuale aziendale.
A sinistra ci sono gli eredi di due partiti, il Pci e la Dc (un pezzo) che per mezzo secolo si sono fatti una guerra spietata e assoluta, metafisica; in ciascuna delle due componenti del Pd cโรจ la convinzione, comprensibile e giustificata, che lรฌ sta la vera via, mentre gli altriโฆ
I partiti sono organizzazioni complesse, con una loro anima, una loro individualitร , una loro macchina fatta di uomini e donne, uffici, arredi, denaro, debiti: le fusioni alla pari non hanno mai funzionato, nรฉ in economia nรฉ fra Stati e, si vede in questo caso, anche in politica.
Le annessioni invece funzionano, perche eliminano fisicamente lโincorporata, a volte ne cancellano anche il marchio.
Per questa ragione i fermenti dentro il Pdl non andranno molto distante. Gli ex camerati se ne stanno felici sotto la coda del biscione, che riscalda meglio della ormai spenta fiamma.
Fini parla da uomo di sinistra e dice anche delle cose giuste e non incompatibili con la matrice socialista del fascismo. Ma non รจ lโideologia a separare Fini dai suoi, sono lโopportunitร elettorale e la convenienza politica. Ormai An non esiste piรน, il partito รจ finito al congresso di fondazione a Roma nel marzo 2009.
Il calderone ideologico messo sul fuoco da Berlusconi, con il collante dellโanticomunismo postumo fornisce alimento per tutti gli ex di An, ben contenti di rigenerarsi: il segno lo dร il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il quale รจ di sicuro in buona fede quando dice di non essere stato fascista.
Per questa ragione, a sinistra, la situazione va vista con preoccupazione, a prescindere dal giudizio che si puรฒ dare degli uomini. Anche la matrice comunista di una parte del Pd รจ stata obliterata e con gioia, dagli stessi ex Pci, ma, a differenza di quel che รจ successo a destra, non รจ stata annullata lโidentitร del partito che lโaveva rappresentata. Non aveva ragione per farlo, aveva piena dignitร di cittadinanza repubblicana, alla nascita dell’Italia di oggi ha contribuito, magari contro voglia ma l’ha fatto,ย e lโorgoglio e lโappartenenza sono rimasti e con ragione.
Qui sta perรฒ il tormento della sinistra, perchรฉ nessuna delle due componenti riesce a trovare una sola valida ragione per dissolversi nellโaltra, a differenza della destra, dove รจ stato tutto chiaro sempre.
Le manovre che stanno conducendo i due candidati principali, Franceschini e Bersani, anche se poi ovviamente le smentiscono, sembrano ispirate alla consapevolezza del problema e alla esigenza di conservare lโunitร del partito. Se costituirlo puรฒ essere stato un errore, tornare indietro sarebbe la morte, non solo del partito, ma della democrazia.
