Guzzanti: anch’io nella lista degli imbecilli. «Nessun capo di stato o di governo di stato o di governo – ha argomentato Guzzanti a In mezz’ora su Raitre – ha mai fatto riferimenti di tipo razziale. Lui lo ha fatto in un momento di felicità, scambiando il consenso che ha intorno per una specie di licenza per cui può dire quello che gli pare. È un suo limite caratteriale, dovuto a una forma, peraltro giustificata, di narcisimo». Berlusconi «ha chiamato imbecilli coloro che non hanno apprezzato la battuta. Io – ha aggiunto il deputato del Pdl – faccio parte della schiera degli imbecilli».
Guzzanti ha poi ribadito le critiche al premier per la sua posizione sulla Russia «spiegare che Putin è un grande democratico» mi ha fatto «sentire realmente male», ha spiegato ed è tornato su quella che lo stesso Guzzanti ha definito «mignottocrazia». Il concetto, ha spiegato va interpretato in senso «de-sessualizzato», perché non si riferisce ai ministri donna dell’attuale governo, ma in generale all’assenza di «meritocrazia» nella scelta delle persone a cui affidare gli incarichi. «Non si tratta di Carfagna, o Gelmini, o Alfano – ha spiegato il deputato del Pdl – ma di un governo in cui questa volta i ministri parlano e si comportano come da rigidissimo copione scritto da Berlusconi».
Deputati governati con sms. Almeno nella Prima Repubblica, sottolinea Guzzanti, gli incarichi venivano dati «a chi era competente in quella materia o a chi portava pacchetti di voti. Oggi invece si diventa ministro perchè si appartiene a una certa cerchia amicale». Secondo Guzzanti, oggi i deputati «davvero rubano lo stipendio non perché vogliono», ma perché sono governati «a colpi di sms, con le voci dei cani pastore che ci dicono cosa votare».
Aria stalinista nel Pdl. Il parlamentare del Pdl non rinuncia poi a una critica aspra al suo partito, in cui si respira «un’aria stalinista», ma assicura che per ora non lascerà il Pdl. Il parlamentare precisa che non si aspettava «nessun posto di governo. Sotto questo aspetto – chiarisce – non c’erano illusioni». Quanto a Berlusconi, «descrive se stesso come un buon papà di famiglia. Lui ha promesso idealmente molto, gli manca totalmente la volontà di fare l’evoluzione-rivoluzione liberale che aveva annunciato», mentre il Parlamento «è un’azienda che non produce nulla».
Carla Bruni. Anche la moglie del presidente francese Carla Bruni è intervenuta sulla battuta sulla gaffe su Obama. Dopo aver dichiarato che l’elezione del senatore dell’Illinois alla Casa Bianca l’ha resa «felice» perché si tratta di «un simbolo magnifico, un
progresso», ha detto: «Mi fa uno strano effetto ascoltare Silvio Berlusconi prendere alla leggera» l’elezione di Obama e «scherzare» sul fatto che il presidente eletto Usa è «sempre abbronzato», ha detto la first lady francese in un’intervista al Journal du Dimanche. La Bruni ha precisato «essere felice a volte» per il fatto di aver acquisito la nazionalità francese.
Nel sottolineare il proprio impegno a favore dell’uguaglianza e il suo sostegno in passato a Sos-Racime, nell’intervista l’ex top model rileva che ora, dato il suo nuovo ruolo di first lady, non firma più petizioni di questo tipo. «Se fossi solo la cantante Carla Bruni, firmerei senza problemi il manifesto per l’uguaglianza in Francia, ma mi chiamo Bruni-Sarkozy» e pertanto ora «il mio nome mi appartiene meno», aggiunge la ex modella.
Cossiga. «Anche noi italiani – ha commentato immediatamente il senatore a vita Francesco Cossiga – siamo ben lieti che Carla Bruni non sia più italiana, anzi siamo addirittura felici! Ma chissà che un giorno Carla Brunì non sia costretta dalla sua burrascosa vita a richiedere la cittadinanza italiana».