Ha gridato al complotto dal primo momento. Da quando Veronica Lario ha annunciato il divorzio dopo l’affaire-veline e lo scandalo-Noemi. E da allora Silvio Berlusconi non ha smesso di vedere trame ovunque. Una trama segreta ordita dai suoi avversari politici che il Cavaliere ha sintetizzato così: «C’è una sinistra malata di odio politico, ogni giorno mi stanno gettando del fango addosso, hanno messo in campo una ventina di giornalisti per inventare storie false e disarcionarmi…».
Nella cospirazione carbonara anti-Cavaliere si sarebbe infilato anche il tycoon Rupert Murdoch.
Avvelenato dal patto Rai-Mediaset in funzione anti-Sky, sancito secondo le malelingue anche dall’aumento dell’iva al 20 per cento per la sua tv satellitare, il magnate australiano avrebbe cavalcato lo scandalo Noemi sguinzagliando il suo “Times”.
Il quotidiani inglese, infatti, non ha risparmiato commenti caustici su Berlusconi, incorrendo anche in un errore nell’intervista alla madre della signorina Letizia con tanto di pubbliche scuse.
E come se non bastasse qualcuno nel Pdl intravede un nuovo ingresso nella schiera dei congiurati: il presidente degli Stati uniti, Barack Obama. Si, proprio lui.
Secondo i dietrologi l’inquilino della Casa Bianca avrebbe deciso di favorire la destituzione di Berlusconi. E non certo per l’ “abbronzato” che – fanno sapere da Washington – non ha destato rancori ma solo benevoli sorrisi. Ma per ragioni strettamente strategiche.
Non è un mistero che Berlusconi sia, da sempre, partner e amico personale di Vladimir Putin. E che i rapporti Italia-Russia, con il centro-destra al governo, siano visibilmente migliorati. Con una diplomazia personal-carismatica l’asse Roma-Mosca è divenuto negli anni più saldo. Cosa che non piacerebbe affatto alla Casa bianca. E il messaggio lanciato all’Europa da Hillary Clinton riprendeva il concetto: unità dell’Occidente nelle relazioni internazionali, ma nessun «messaggio doppio» nei rapporti delicati con altri Paesi. Per la serie: siamo amici e alleati ma non tolleriamo inciuci con Russia e Iran.
Per i complottisti dunque l’occhiolino di Berlusconi a Putin avrebbe indispettito Obama. Ma al di là delle più creative invenzioni di fanta-politica, va registrato un freddo distacco tra la Casa Bianca e Palazzo Chigi.
Non è un caso che il britannico “Economist” abbia definito l’Italia «uno dei Paesi che si sono avvicinati a Mosca molto più di quanto Washington desideri, a partire dalla crisi in Georgia». Inoltre, fuori da ogni ipotesi di complotto, è impossibile non buttare un occhio all’agenda delle visite Usa-Europa.
Nei primi cento giorni della nuova amministrazione democratica statunitense, l’Italia non è mai stata meta di visite ufficiali. Il vicepresidente Biden ha scelto come tappa Bruxelles; la Clinton, dopo il passaggio in Medio Oriente, è andata in Egitto, poi in Belgio, in Svizzera e infine in Turchia; Obama è stato in Francia, Germania e Repubblica Ceca.
E se l’esclusione del nostro paese dai tour diplomatici non è riconducibile alla volontà punitiva da parte degli Stati uniti, non si può ignorare un dato geopolitico: gli Usa intendono confrontarsi con l’Europa nella sua totalità , interagendo in via privilegiata con i paesi più forti: Francia, Germania e Gran Bretagna. E la rimozione delle veline dalle liste elettorali e la conclusione del caso-Noemi, non renderanno l’Italia più “cool” né un autorevole interlocutore internazionale.
*Scuola superiore Giornalismo Luiss