Il primo a parlare nell’aula di Montecitorio, come da programma, è il presidente del Consiglio. Berlusconi ribadisce, dopo il dibattito di martedì, la sua volontà di dialogo. «A chi ci ha voluto incalzare e sfidare – afferma il premier -«voglio dire che questo governo intende accogliere questa sfida con spirito costruttivo». «In aula ho ascoltato dicorsi sensati – afferma Berlusconi, riferendosi in particolar modo all’intervento di Piero Fassino – e anche in campagna elettorale ho apprezzato le parole di Veltroni» sulla pressione fiscale: «lo slogan pagare meno e pagare tutti è condivisibile e condiviso». «Ci saranno temi sui quali ci divideremo, come il Ponte sullo Stretto di Messina o la detassazione degli straordinari – chiarisce Berlusconi – ma su altri è possibile raggiungere una convergenza». E il «primo terreno di confronto» sarà quello delle riforme. «È vero che i due anni di governo di Prodi hanno generato una insofferenza diffusa e una inclinazione alla sfiducia verso chi dirigeva il Paese – prosegue il presidente del Consiglio – ma noi non siamo caduti nell’errore di promettere lo smantellamento sistematico, pregiudiziale delle leggi della passata maggioranza, a partire dalla costosa controriforma della nostra riforma delle pensioni che avete realizzato contro il nostro parere. Non lo abbiamo fatto e non lo faremo». Apertura anche sulla sicurezza: «Nel nostro pacchetto ci saranno alcune misure analoghe a quelle proposte dal ministro Amato e richieste espressamente da Veltroni». Poi la battuta finale: «Ho avuto sempre la passione dell’ottimismo, credo che se lo vorremo davvero e tutti insieme, come direbbe pacatamente e serenamente il principale esponente dello schieramento a me avverso, se pò ffa’, ce la possiamo fare».
Dopo il Cavaliere, la prima dichiarazione di voto tocca ad Antonio Di Pietro. Il leader dell’Idv non usa mezzi termini: «Noi non abbocchiamo – afferma l’ex pm, rivolto a Berlusconi -. Non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica». Interruzioni dai banchi della maggioranza, ma Di Pietro va avanti: «Berlusconi vuole un’opposizione morbida, quasi di governo», ma «noi dell’Italia dei valori non la faremo, né crediamo che la faranno gli amici del Pd. Sappia che da oggi esiste ed esisterà un’opposizione forte, senza compromessi». L’ex magistrato tocca i temi del conflitto di interessi («Il suo silenzio ci fa capire che non vuole risolverlo»), della giustizia («vuole una giustizia debole con i forti e forte con i deboli, lei odia i giudici che fanno il proprio dovere») e dei conti lasciati al precedente governo, quando «il povero Prodi si è dovuto far carico di farli quadrare e ne ha pagato le conseguenze». Quello di Berlusconi è stato «un discorso furbo per cercare di imbavagliare l’opposizione», perché il Cavaliere dice di volere il dialogo «ma a una voce sola, la sua». «Non credo che il Pd cadrà nel trabocchetto, né ci cadremo noi. Da oggi – avverte Di Pietro – esiste ed esisterá un’opposizione forte, senza compromessi».
C’è anche il tempo per un battibecco: il leader dell’Italia dei valori richiama il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al suo compito: «Spetta a lei consentirmi di parlare», sottolinea dopo le ripetute proteste dai banchi della maggioranza. «Lei conosce bene quest’aula – replica Fini – ed è naturale che possano esserci delle interruzioni: dipende da ciò che si dice». Pronta la controreplica di Di Pietro a Fini: «Ha proprio ragione, presidente: dipende da quello che si dice. Qui non bisogna disturbare il manovratore…». E dai banchi dell’Idv si alza un «Bravo! È l’unica opposizione».
Un intervento, quello di Fini, che non piace nemmeno a Casini. Il leader dell’Udc prende la parola e lancia una frecciata all’ex alleato: «In Parlamento non si può decidere di far parlare le persone solo in base a quello che dicono…». Poi Casini conferma il voto contrario del suo partito alla fiducia chiesta dal governo, anche se «è difficile dissentire dalle dichiarazioni programmatiche». «Siamo pronti a fare un’opposizione repubblicana – assicura l’ex presidente della Camera – saremo leali verso la Repubblica e valuteremo il governo sui contenuti». Per il leader dell’Udc, Berlusconi ora non ha alibi: «Gli italiani le hanno dato più potere di chiunque dei suoi predecessori, anche più di De Gasperi. Ne faccia buon uso. Per parte nostra cercheremo di aiutarvi a non deludere gli italiani».
Poi tocca a Walter Veltroni. Il leader del Pd rivendica innanzitutto il ruolo del suo partito nella «non demonizzazione dell’avversario» e nel superamento della frammentazione politica. L’ex sindaco di Roma non manca di rivolgere la sua critica al Cavaliere, che ha «una parte importante rispetto a ciò che è avvenuto o non è avvenuto in questo Paese» negli ultimi quindici anni. Veltroni mette in guardia la maggioranza: «Più che i numeri, conta il disegno politico». E nel discorso del Cavaliere, «manca un disegno alto e forte per il cambiamento del Paese. Non pensate di avere il Paese in mano». Poi l’apertura: «L’Italia deve cambiare pagina e ciascuno deve dare il suo contributo: raccolgo il suo invito e vorrei che si partisse subito con le misure per rendere più efficiente la macchina dello Stato, la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione dei costi della politica, l’autonomia e la libertà di informazione, a partire dall’indipendenza della Rai. Qui vedremo subito se il dialogo è vero» «Conoscerà – assicura Veltroni – l’opposizione di una forza democratica alternativa, seria e responsabile, che avrà nel governo ombra l’opposizione democratica di un Paese unito, come invita a fare il presidente Napolitano. Voteremo contro il suo governo, ma convergeremo per gli interessi del Paese e per questo voteremo sui provvedimenti giusti che faranno il bene dell’Italia. Non mostreremo i muscoli, ma l’intelligenza e il senso di responsabilità di una forza alternativa e di apertura».
Il discorso di Veltroni viene criticato però proprio dall’alleato Di Pietro, che ne ha dunque anche per il Partito democratico: «C’era anche il Pd in aula? Non me ne sono accorto. Ho dovuto girarmi più volte per capire chi era Cicchitto e chi Veltroni». A proposito dell’opposizione annunciata da Veltroni, Di Pietro spiega: «Ormai c’è una sola opposizione, perché anche l’Udc ha detto che voterà i provvedimenti del governo. Per noi il Parlamento sarà il luogo in cui far rispettare la verità dei fatti. Berlusconi rivolge la sua captatio benevolentiae a 360 gradi, e può farlo grazie ai media grazie ai quali vuole instaurare una dittatura dolce». Ma non c’è il rischio che l’Italia dei Valori diventi la nuova Cosa rossa del Parlamento? «Per niente – risponde Di Pietro – perché noi non siamo il partito del no. Siamo il partito del fare, un partito post-ideologico che voterà i provvedimenti che ritiene giuusti per il paese».