Il presidente del consgilio Silvio Berlusconi ha chiuso domenica 29 marzo il primo congresso del suo neonato partito. Un’ora di discorso, con settanta applausi e quattro “standing ovations”.
Berlusconi ha promesso che ridurrà le tasse. Ha sfidato Dario Franceschini, leader del partito democratico, che lo aveva diffidato dal presentarsi alle elezioni europee: “Faccia come me, si candidi anche lui». Ha messo i puntini sulle i con Umberto Bossi: «Il federalismo non è dovuto a lui». Ha evitato il confronto con Gianfranco Fini, che, sabato lo aveva attaccato su alcuni punti importanti, evitando solo di nominarlo: lo ha semplicemente ignorato.
E ha espresso chiaramente il suo obiettivo: «Bisogna modificare la Costituzione, arricchendola: il governo non si può farsi imbrigliare. In Italia il premier ha poteri finti mentre all’estero, in tutte le grandi democrazie occidentali ha poteri veri».
«Il paese ha bisogno di governabilità e l’esperienza recente ci dice che il ruolo del premier è fondamentale e che oggi ha poteri inesistenti. Oggi il premier può solo redigere l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, mentre negli altri paesi ha tutt’altro profilo: il capo del governo ha poteri veri».