La missione diplomatica dell’ex-presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in Corea del Nord non solo ha ottenuto la liberazione delle due giornaliste americane imprigionate per spionaggio, ma ha anche probabilmente aperto canali prima inesistenti tra i due Paesi, un completo successo che forse ha lasciato un po’ di amaro in bocca a sua moglie, Hillary Clinton, che, dopo tutto, come segretario di stato la diplomazia dovrebbe essere lei a gestirla.
Quello che forse turba di più la Clinton – che qualche tempo fa si lamentò, poi subito smentendo – di sentirsi ”messa in disparte” dall’amministrazione del presidente Barack Obama, è che i nordcoreani, duranti i contatti preliminari, abbiano scelto il marito e non lei per la missione a Pyongyang. Ma il segretario di stato non dovrebbe avere molte ragioni per lamentarsi, considerato il duro scambio di battute avvenuto di recente tra lei e la Corea del Nord.
Un paio di settimane fa, quando la tensione tra Washington e Pyongyang era al culmine per il programma nucleare nordcoreano, la Clinton si lasciò scappare che con le loro bombe e missili i dirigenti nordcoreani si stavano comportando «come teenager in cerca di attenzione». Il ministero degli Esteri coreano andò su tutte le furie e le rispose per le rime, accusandola di aver pronunciato «parole volgari» e definendola «una buffa signora che a volte sembra una scolaretta ed altre una pensionata in giro a fare shopping».
La Clinton si è ripetutamente felicitata per il successo della missione del marito – sempre tenendo però a sottolineare che si «trattato di un viaggio ”privato”» e quindi non riconducibile alla diplomazia ufficiale americana – ma è chiaro che se prima si sentiva «messa da parte» è probabile che adesso non si senta molto meglio.
La ”bruciatura” che ha ricevuto si può anche mettere in relazione al fatto che, mentre il marito partiva per la delicata missione a Pyongyang, e tornava in patria coperto di gloria, lei saliva su un aereo diretta in Kenya per un giro africano di 11 giorni non certo della stessa importanza, e comunque eclissato dal brillante successo di Bill.
Tra l’altro, a quanto riferisce il New York Times, durante le trattative segrete che hanno preceduto il viaggio dell’ex-presidente, la moglie non lo indicò affatto come primo candidato, preferendogli altri, tra cui il suo ex-vice-presidente Al Gore, il che la dice lunga sui timori del segretario di stato di rimanere fuori dal ”grande gioco”. Dovette cedere quando gli stessi nordcoreani chiesero che fosse Bill, e soltanto Bill, a recarsi a Pyongyang per incontrare il leader Kim Jong-il, il quale non ha mai dimenticato che quando Clinton era alla Casa Bianca gli inviò una lettera di condoglianze per la morte del padre, Kim Il-sung.
Robert Gallucci, che durante la presidenza Clinton era a capo dei negoziati con la Corea del Nord, ha detto che la liberazione delle due giornaliste americane da parte di Kim Jong-il può essere considerato parte di «uno scambio di gesti umanitari». Hillary deve essere, se non proprio furiosa, almeno stizzita da un altro fatto. Gli osservatori concordano nel ritenere che l’ex-presidente nei suoi colloqui e durante la cena con Kim Jong-il non ha trattato solo la liberazione delle giornaliste, ma quasi certamente anche il problema del programma nucleare nordcoreano, spina nel fianco dell’amministrazione Obama.
E se questo è vero non è probabile che Bill, dopo aver aperto un canale con Pyongyang, torni semplicemente a fare l’ex-presidente nell’oscurità . Si potrebbero delineare trattative segrete tra Bill e l”’amico” Kim Jong-il, che, almeno in parte, taglierebbero fuori Hillary dalla questione nordcoreana.
E per un segretario di stato, specialmente uno col carattere orgoglioso di Hillary, questa sarebbe una amara pillola da digerire. Ma, considerando che Obama, dopo i durissimi scontri durante le primarie dell’anno scorso, non deve amare alla follia la sua ex-rivale, non c’è molto che Hillary possa fare.