Le parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, sul biotestamento hanno alzato un polverone. Fiammate e critiche sono arrivate da più parti. Al di là del laconico e stanco commento del premier Silvio Berlusconi, che dopo aver classificato la querelle tra Lega e Vaticano come nulla di più che «chiacchiere di Ferragosto», ha bollato le parole di Fini come «niente di nuovo, quella è la sua linea», gli attacchi più pesanti sono arrivati dalla Chiesa e dal Giornale.
«Sinceramente non capirei uno stravolgimento di quelle norme nell’aula della Camera perchè sono state votate da una larga maggioranza di senatori, compresi alcuni dell’opposizione». È così che Monsignor Rino Fisichella ha replicato alle parole di Gianfranco Fini.
«Da lui, in quanto presidente della Camera, mi aspetto neutralità – ha proseguito il presidente della Pontificia accademia per la vita, intervistato dal Corriere della sera – che sia, come sempre, super partes, che rispetti in pieno la volontà del Parlamento». Ma al vescovo risulta «di difficile comprensione tutta questa insistenza a voler modificare il testo. In fondo – osserva – alla Camera ci sono, più o meno, gli stessi equilibri parlamentari esistenti a Palazzo Madama. E quindi delle due una: o i senatori hanno preso un abbaglio oppure si tratta di un tentativo ideologicamente giustificato».
Ancora più severo il giudizio del Giornale, di Vittorio Feltri, che con un editoriale di Marcello Veneziani dal titolo “Promessi sposi. Fini trova casa: la stessa del Pd” fa la cronaca di quella che chiama la “metamorfosi di un leader”, ovvero una sorta di conversione che avrebbe spinto Fini nelle braccia della sinistra, accolto come «un degno antifascista e antiberlusconiano». Tutta tattica da «furbetto» per Il Giornale che bolla le posizioni di Fini come «cerchiobottiste» e contraddittorie con tutto ciò che il presidente della Camera ha detto e fatto finora.