Thaung Nyunt, iIl giudice preposto al processo del capo dell’opposizione birmana e premio nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, ha annunciato che il verdetto a suo carico sarà emesso venerdi, a quanto hanno riferito un diplomatico asiatico e un funzionario governativo che hanno voluto mantenere l’anonimato a causa della proibizione di parlare con i giornalisti. Gli avvocati di Suu Ky si aspettavano che il verdetto fosse emesso il mese prossimo e non è chiaro per quale motivo il giudice abbia anticipato i tempi.
Suu Kyi, 64 anni, è accusata dalla giunta militare al potere di aver violato le severe leggi che regolano i suoi arresti domiciliari quando il mese scorso un americano si è introdotto nella sua abitazione dopo aver attraversato a nuoto il laghetto che separa la dimora del premio Nobel dalla strada. Suu Kyi ha negato di aver avuto nulla a che fare con l’iniziativa dell’americano ma non è stata creduta e si trova attualmente in prigione.
Se trovata colpevole, come si aspetta la maggioranza degli osservatori, Suu Kyi rischia una pena massima di cinque anni di prigione. Oppure,se il tribunale dimostrerà clemenza, tornera’ agli arresti domiciliari, dove ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni.
L’opposizione sostiene che è nell’interesse della giunta che Suu Kyi venga condannata così che non potrà ”turbare” in alcun modo le elezioni-farsa previste in Birmania l’anno prossimo. Le restrizioni della giunta sono severissime: la facoltà di visitarla in carcere è stata negata finanche al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon quando questo mese si è recato in Birmania per colloqui col capo della giunta, generale Than Shwe.