Sandro Bondi, ministro della Cultura, sicuramente voleva essere galante, perfino rispettoso. Voleva parlare di donne con grazia. Ma doveva anche difendere le ragioni di casa, la ragion di casa. E, mischiando il tutto, ha fatto confusione. Anzi ha fatto un testa coda culturale. Interpellato sulla discussa cena organizzata a casa dell’ex ministro e oggi giudice della Corte Costituzionale Mazzella con Berlusconi e Alfano, ha detto: «come si può pensare che parlassero del lodo Alfano, a tavola c’erano anche delle signore». Sottintesa, secondo Bondi, l’ovvietà che, quando ci sono delle signore, non si parla di cose serie. Così fanno i gentiluomini…
Bondi scinde in modo netto competenza politica e belle gambe. O forse ancora gli risulta sconosciuto il numero di donne che siedono nel Parlamento italiano. Sicuramente quello nostrano non è proprio dipinto di rosa, ma le donne sedute sui banchi di Montecitorio ci sono e legiferano come tutte le altre. Anche riguardo al sopra citato lodo Alfano.
Sono poche: l’Italia è al trentanovesimo posto nella classifica dei parlamenti in rosa stilata dalla Banca mondiale lo scorso aprile, con il 22 per cento dei seggi assegnati alle signore tra Camera e Senato. Poche ma ci sono.
E anche le donne che in Parlamento non sono, non rispondono tutte all’identikit delle ospiti alle feste sarde, cene romane, yatch siciliani…
“Il 31 gennaio del 1945 con il Paese diviso ed il nord sottoposto all’occupazione tedesca il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (Decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n. 23). Il 2 giugno del 1946 le donne votarono per il Referendum istituzionale e per le elezioni della Assemblea costituente ma già nelle elezioni amministrative precedenti avevano votato risultando in numero discreto elette nei consigli comunali. Sui banchi dell’Assemblea costituente sedettero le prime parlamentari: nove della DC, nove del PCI, due del PSIUP ed una dell’Uomo qualunque”.
Questo è scritto sui libri e l’apprendistato in politica per soli uomini mai esistito. Dunque anche le signore avrebbero potuto disquisire sul lodo Alfano. Ma non era Bondi ad aver detto: «Voglio la politica della bellezza»?