Non si arresta la fase negativa dei mercati. Ad affondare i listini, pesa l’incubo della recessione economica: lo stesso Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha reso noto che la crisi globale «sta colpendo ora l’economia reale» mentre il premier Silvio Berlusconi ha ribadito l’intenzione del Governo di voler sostenere i redditi attraverso l’introduzione del quoziente familiare.
Le borse asiatiche hanno chiuso con perdite record: sulla scia del crollo notturno di Wall Street – stanotte ha archiviato la peggior seduta dal collasso del 1987 – Tokyo è andata a picco (-11,41%), Seul ha perso il 9,44% registrando la maggior flessione in almeno 11 anni, e Taiwan il 3,25%. Shanghai e a Hong Kong, dove la seduta è ancora in corso, cedono rispettivamente il 4,25% e il 7,74%. Gli investitori sperano in un’azione governativa a sostegno dei mercati. Profondo rosso anche per le piazze del Vecchio Continente: Londra è partita in calo del 2,44%, Parigi del 2,19%, Francoforte del -5,2%. Il Mibtel a Piazza Affari perdeva in apertura il 4,44%. A metà mattina, hanno poi recuperato terreno con perdite ridotte intorno al 3%.
Continuano nel frattempo a scendere i tassi interbancari sulla scia delle nuove mosse della Bce che ieri ha annunciato un’estensione della gamma degli asset ammessi a garanzia dei prestiti. L’Euribor a tre mesi, parametro utilizzato dalle banche per indicizzare i mutui, è sceso al 5,090% dal 5,168%. Anche quello a una settimana è in calo: è passato dal 4,100% al 4,052%. Per la prima volta da gennaio i tassi invertono la rotta, il segnale che il taglio di 50 punti operato dalla Bce in coordinamento con le altre banche centrali inizia ad avere effetto. Intanto fa discutere l’allarme lanciato ieri dal premier Silvio Berlusconi sul rischio di opa ostili. Allarme che, fanno sapere dall’Unione Europea, non passerà inosservato e che preoccupa in Italia anche il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera: «Quando i prezzi sono bassi ci sono rischi su tutte le aziende del mondo», ha spiegato aggiungendo che «siamo in una fase in cui i valori delle aziende sono molto depressi ed evidentemente è più facile toglierle dal mercato a prezzi molto molto bassi».
Ieri, in quella che passerà alla storia come una delle peggiori sessioni di Wall Street dal 1987, sono stati fatali gli ultimi minuti di contrattazioni, dove un’ondata di vendite ha spinto il Dow Jones a perdere quasi l’8% e ha messo a nudo l’inquietudine degli investitori per una recessione economica sempre più tangibile. Al termine delle contrattazioni e dopo le operazioni di compensazione il Dow Jones ha perso 733,08 punti (-7,87%), a quota 8.577,91 punti, il Nasdaq è arretrato di 150,68 punti (-8,47%) a 1.628,33 punti, mentre lo S&P 500 ha ceduto 90,17 punti (-9,03%), a 907,84 punti. Per il Dow Jones è stato il secondo maggior calo di sempre in termini di punti e il più vistoso in termini percentuali dal 1987. Sempre in termini percentuali, quello di ieri è stato il sesto peggiore risultato di sempre. Il fatto che 20 delle ultime 23 sessioni siano terminate con variazioni di oltre 100 punti del Dow Jones conferma inoltre la straordinaria volatilità di questo periodo.