Il maxipiano cinese di stimolo all’economia sprona le Borse asiatiche e i prezzi delle commodities. L’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo del 5,81% a quota 9.081,43 punti, sull’onda dell’effetto positivo sugli investitori del programma annunciato domenica da Pechino per 600 miliardi di dollari finalizzati soprattutto al rilancio di infrastrutture e progetti sociali. Promettono un’andamento altrettanto positivo anche gli indici del Vecchio Continente. Infatti Francoforte ha aperto in rialzo del 2,21%, Londra dell’1,46% e Parigi del 2,97%. A Piazza Affari va molto bene anche il Mibtel, in rialzo dopo i primi scambi del 2,3%.
Se la locomotiva cinese viaggerà a pieni giri, insomma, tutti sperano che il suo ritmo possa compensare – almeno in parte – il rallentamento delle economie dagli Usa all’Europa. Un irrobustimento della domanda interna cinese rivitalizzerebbe un mercato-chiave per le imprese giapponesi, il cui orizzonte immediato segna brutto tempo. E non si tratta solo dello shock portato verso la fine di settimana scorsa dall’allarme utili della Toyota, che ha enfatizzato come i problemi dell’auto nipponica siano più gravi delle previsioni. Stamattina è stato reso noto che gli ordini "core" di macchinari hanno accusato nel trimestre luglio-settembre il peggior calo da oltre un decennio, scendendo del 5,5%; inoltre le imprese manifatturiere pronosticano un recupero solo modesto degli ordini-chiave, intorno all’1,2%, nel trimestre in corso. I dati rilasciati oggi (compreso il calo delle riserve valutarie a fine ottobre a 977,72 miliardi di dollari, 18,17 miliardi in meno rispetto a un mese prima) sono stati largamente ignorati dalla Borsa, che oltre a Pechino ha guardato all’indebolimento momentaneo dello yen, che sta tornando ad avvicinarsi a quota 100 nei confronti del dollaro. Tra le idee che circolano nelle sfere governative a Tokyo per rilanciare una economia sull’orlo della recessione, comincia a materializzarsi quella di ridurre l’imposta sui redditi delle imprese, oggi attorno al 40 per cento: l’apposita commissione del partito di governo dovrebbe a breve formalizzare la proposta nell’ambito di un nuovo piano di riforma fiscale. Da segnalare, infine, il piano di supporto di lungo termine all’industria dell’auto australiana annunciato oggi dal premier Kevin Rudd: per compensare il settore del calo delle tariffe alle importazioni (nel 2010 scenderanno dal 10 al 5%), il governo offrirà agevolazioni per l’equivalente di 2,3 miliardi di dollari Usa nel prossimo decennio, specialmente per stimolare una svolta verso l’ecologia. In Australia operano tre costruttori locali (affiliati di Ford, Toyota e General Motors) con una produzione annua di circa 320mila veicoli e 65mila lavoratori. La Borsa australiana ha chiuso oggi con un rialzo dell’1,39 per cento .
