È un pezzo di terra grande due volte l’Italia e ben più grande della Francia. Lo Stato brasiliano, con legge voluta dal presidente Lula, la cede agli agricoltori e produttori che prima del 2004 hanno occupato questi 670 mila chilometri quadrati con le loro grandi e piccole imprese.
Molti in Brasile urlano alla “privatizzazione dell’Amazzonia”. Lula difende la decisione che sana grandi irregolarità, ma pone il problema di controllo di un territorio fondamentale per l’equilibrio ambientale.
I nuovi padroni pagheranno la terra e dopo tre anni potranno rivenderla ad altri privati. Per il governo di Lula la decisione aiuterà a preservare una buona fetta della foresta più “ricca” del mondo.