LO SBARCO – Quando è apparso dal portellone del Boeing 747 con i colori bianco e celeste e l’emblema della bandiera a stelle strisce sulla coda, George W. Bush ha salutato con più cenni della mano rivolto verso fotografi e cineoperatori. Sotto la scaletta del velivolo erano presenti a salutarlo l’ambasciatore Usa a Roma, Ronald P. Spogli, con gli ambasciatori presso il Vaticano, Mary Ann Glendon, e presso la Fao, Gaddi Vasquez; per parte italiana l’ambasciatore a Washington, Giovanni Castellaneta e il capo del Cerimoniale diplomatico della Repubblica, ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone. Bush si è intrattenuto a colloquio per alcuni minuti e poi, direttamente sul piazzale di rappresentanza antistante la palazzina del 31esimo Stormo, ha preso posto sulla speciale limousine nera blindata che si era fermata a pochi metri dall’Air Force One. Il lunghissimo corteo, scortato da un imponente dispositivo di sicurezza sia italiano sia statunitense, ha lasciato l’aeroporto di Ciampino diretto alla residenza dell’ambasciata Usa ai Parioli. Circa mezz’ora prima dell’aereo presidenziale, era atterrato a Ciampino il Boeing 757 di «appoggio» che segue il viaggio del presidente in Europa.
IL PASSAGGIO SUL RACCORDO ANULARE – Il corteo presidenziale con George Bush è passato sul Grande Raccordo Anulare di Roma. Il traffico è stato bloccato a «soffietto» ovvero soltanto al passaggio delle 15 auto che formavano il corteo presidenziale. Ad aprire la lunga sfilata di auto, ci sono le volanti della polizia stradale, poi due della Polizia di Stato, quattro mini-van dei Nocs, una delle due limousine americane, ancora due furgoni dei reparti speciali, ed infine dopo la seconda limousine, altre quattro dei Nocs. Il presidente americano, come protocollo di sicurezza, non si sa mai in quale delle due limousine, viene fatto salire. A sorvegliare il corteo, l’elicottero della polizia che invia le immagine nella sala operativa della Questura di Roma e del Comando provinciale dei carabiniere.
ANCHE AMERICANI AL CORTEO «NO WAR» – In piazza della Repubblica si sono radunati i partecipanti al corteo «No war» organizzato dal «Patto permanente contro la guerra» per protestare contro la visita del presidente degli Stati Uniti. Pronti a partecipare alla manifestazione anche alcuni cittadini americani, tra cui James Gilligan, che ha partecipato alla guerra in Iraq e in Afghanistan e che ora appartiene all’Associazione dei veterani contro la guerra. Al corteo parteciperà anche un gruppo di statunitensi appartenenti all’Associazione “Per la pace e la giustizia”.
IL PIANO SICUREZZA – Nella capitale sono state effettuate bonifiche e sopralluoghi in collaborazione tra forze di polizia e gli 007 americani. Il piano di sicurezza è stato messa a punto dalla questura capitolina e approvato dal Prefetto, Carlo Mosca. Appena dopo il suo arrivo a Ciampino nell’aeroporto militare, il presidente Usa andrà a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore americano a Roma. Fuori Villa Taverna è scattato il divieto di parcheggio, le linee degli autobus sono state deviate, i parcheggi dei taxi spostati, i tombini sigillati, i cassonetti portati via, i tiratori scelti sono stati sistemati nei palazzi circostanti. Sono pronti anche gli artificieri, le squadre antisabotaggio e le unità cinofile per controlli e bonifiche periodiche. Sono già sono arrivate a Roma le auto blindate che trasporteranno Bush e la moglie Laura. Le vetture sono arrivate con tre aerei da trasporto C27 statunitensi, mentre il Presidente arriverà a bordo di un Boeing 747, l’Air Force One presidenziale, che sarà preceduto di qualche minuto dal velivolo gemello, l’Air Force Two. Previsto per questo pomeriggio, in contemporanea con l’arrivo di Bush, un corteo pacifico dei No War.
AHMADINEJEAD – Intanto Mahmud Ahmadinejad torna ad attaccare proprio il presidente americano. Il leader iraniano, durante un comizio, si è rivolto nuovamente a lui: «Bush non è in grado di dare nemmeno un pizzicotto all’Iran. Il suo tempo è finito. Non sarà in grado di prendere nemmeno un centimetro della sacra terra dell’Iran». Ahmadinejad ha affermato che, quando le truppe americane hanno invaso l’Afghanistan e l’Iraq, l’intento di Washington era accerchiare la Repubblica islamica per poi attaccarla. «Fin dall’inizio l’Iran era il loro obiettivo», ha aggiunto. «Ho informazioni precise – ha raccontato il presidente iraniano – su un incontro avuto da Bush con i suoi generali durante la sua visita in questa regione (nel gennaio scorso, ndr). Lui voleva convincerli ad attaccarci, ma loro gli hanno presentato un quadro della situazione che lo ha spaventato a tal punto che poi è scappato in Australia e per due giorni non è riuscito a parlare bene». Ora, secondo Ahmadinejad, il presidente Usa «è tornato a pensarci, ma gli assicuro che non potrà realizzare i suoi sogni».