Ancora qualche settimana, e le grandi manovre in vista del campionato 2009-2010 potranno avere il crisma dell’ufficialità . Questione di dettagli: con lo scudetto praticamente cucito sulle maglie dell’Inter, secondo e terzo posto (ma cambia poco) nelle mani di Milan e Juve, restano da assegnare il quarto (e quindi l’accesso ai preliminari di Champions), i piazzamenti Uefa e le promozioni dalla B alla A. Il movimento sotto traccia è notevole, i soldi pochi e non si vede all’orizzonte il nuovo mecenate che, in tempi di crisi, sia disposto a buttare via centinaia di milioni. Proviamo a fare il punto.
INTER. L’allenatore dovrebbe essere ancora Mourinho. Non che Moratti straveda per il portoghese, ma mandarlo via significherebbe caricare sul bilancio una trentina di milioni. A meno che il profeta di Setubal non trovi di meglio e chieda la separazione consensuale. Il nodo del mercato resta però Ibrahimovic, ormai stufo di Milano e di una squadra presa a sberle in tutta Europa. Real Madrid e Barcellona lo cercano, lui sa che il calcio spagnolo è molto meno stressante ma ben più ricco di quello italiano e sa anche che certi contratti si strappano quando si è al meglio della condizione. Con 70-80 milioni l’Inter sarebbe costretta a cederlo, ma avrebbe la possibilità di comprare bene sul mercato internazionale.
MILAN. Berlusconi è ancora più impallato di Moratti. La sua voglia di rifare grande il Milan (il suo giocattolo preferito) sbatte contro la necessità di dare al paese un’immagine di sobrietà . Soltanto vendendo Kakà il Cavaliere potrebbe trovare i soldi per svecchiare difesa e centrocampo, ma una mossa del genere potrebbe costargli consensi (e voti). Ci vorrà quindi una mossa di finanza creativa, alla Tremonti, per riuscire a conciliare simpatie, bilancio e rinforzi. Intanto potrebbe andarsene Ancelotti, corteggiato dal Chelsea di Abramovic, e arrivare Rijkard, anche se Galliani non perde di vista il romanista Spalletti.
JUVENTUS. Non sono più i tempi di Gianni e Umberto Agnelli, quando la Juve era un pezzo di cuore della famiglia. Ora la squadra è un business come gli altri e va trattata quindi tenendo d’occhio i conti più che i sentimenti. Anche a Torino il problema è l’allenatore: Ranieri ha stufato proprietà , pubblico e giocatori, va cambiato ma possibilmente con un traghettatore in attesa che si liberi Marcello Lippi. Al momento, il più accreditato sembra Ciro Ferrara, fedele luogotenente del ct azzurro e disponibile a tenere la panchina in caldo per un anno. Acquisti? Pochi e poco costosi.
ROMA. La società è in vendita, la squadra arranca a ridosso delle posizioni di testa, è diventata una bolgia. Spalletti dovrebbe essere in partenza, ma tutto si deciderà se e quando arriverà un nuovo proprietario. L’aria, comunque, tende più al ridimensionamento dei programmi che alla ricerca di un salto di qualità .
FIORENTINA E GENOA. Identico destino, legato alla conquista del quarto posto. Della Valle e Preziosi sono pronti ad aprire il portafogli (con la solita cautela, s’intende) ma tutto è legato all’accesso alla Champions.
Questo il quadro, inserito in una situazione generale che anche quest’anno vedrà l’Italia indietro rispetto a Inghilterra, Spagna e forse Germania, paesi che stanno meglio di noi grazie a una programmazione che qui non conosciamo. In compenso abbiamo gli stadi più insicuri e maleducati del mondo.