Braccialetto elettronico, costruzione di nuove carceri, rimpatrio di detenuti stranieri. Queste i temi affrontati dal ministro dell’Interno Maroni a Cernobbio, dopo la pubblicazione di un’anticipazione del piano del governo per affrontare il sovraffollamento delle carceri (55.800 detenuti in un sistema che prevede 43.000 posti), oggi su Repubblica. Un’emergenza che ripropone pari pari quella ai tempi dell’indulto. Secondo l’anticipazione, il piano prevederebbe i domiciliari per 4.100 detenuti italiani e l’espulsione di 3.300 stranieri, per un totale di 7.400, tutte persone che, nelle stime del direttore delle carceri Franco Ionta, hanno un residuo di pena di due anni da scontare.
Il braccialetto elettronico. Un piano che, per i detenuti italiani, prevede l’uso del braccialetto elettronico. Tema del quale ha parlato oggi Maroni, chiarendo che verrà introdotto «solo se avrò la garanzia che non ci saranno casi di evasione, che le evasioni saranno zero». E aggiunge che per i detenuti che hanno compiuto reati di minore gravità potrà essere introdotto «solo se si troverà una tecnologia adeguata per garantire al cento per cento la sicurezza». Il ministro dell’Interno ha raccontato di aver avuto un incontro con il ministro della Giustizia Alfano per verificare la tecnologia per l’eventuale attuazione del braccialetto elettronico e l’ipotesi di rimpatrio di detenuti stranieri attraverso la strada di accordi bilaterali, per far scontare loro la pena nei paesi d’origine. «Il braccialetto elettronico – ha osservato ancora Maroni – è stato introdotto e ha funzionato in altri paesi, come in Francia, dove si è avuto zero evasioni» da parte di chi lo ha indossato. In Italia è stato fatto un esperimento nel 2001, ha proseguito Maroni, che non ha dato buoni risultati, per questo si dovrà verificare se vi saranno tecnologie in grado di garantire la sicurezza al cento per cento.
Rimpatrio detenuti stranieri. Sul tema «ci sono accordi bilaterali» con paesi stranieri «ed è questa la strada che seguiremo» affinché scontino la pena nei loro paesi d’origine. Due accordi, ha osservato Maroni, «li abbiamo: uno con la Romania e uno con l’Albania, stiamo lavorando per garantire la loro applicazione», a patto che, anche in questo caso, vi sia la massima sicurezza perchè se questa non c’è «allora è meglio che i detenuti stiano in carcere qui piuttosto che siano liberi in Europa».
Più carceri. Il ministro ha detto che nella ricerca della sicurezza per i cittadini «la strada maestra è costruire nuove carceri».
Di Pietro: amnistia mascherata. Sul piano del governo è intervenuto il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: «Credo che anche questa sarà una ennesima amnistia mascherata. Ogni volta che c’è un’emergenza ci si affretta a trovare una soluzione che non risolve i problemi. Quando ci sono troppi ammalati negli ospedali si dimettono gli ammalati e quando ci sono troppi detenuti si fanno uscire dalle carceri. È il solito modo di non affrontare i problemi per quelli che sono. Non lo dico io ma il ministro dell’Interno e della Giustizia della Romania, il quale ci ha spiegato che molti suoi concittadini vengono da noi perchè da loro li mettono in carcere, mentre noi, dopo averli arrestati, li mandiamo in giro con il braccialetto come prevede questo piano».
