“Caro Napolitano, la saluto e con lei dò l’addio all’Italia”, un paese dove non c’è ricerca di scienza ma solo smania e bazar di “conoscenze”. Storia di Rita Clementi, 47 anni, una laurea in Medicina, due specializzazioni e una vita di contratti a termine, borse di studio, co.co.co, consulenze, contratti a progetto…Una vita da precaria, anche se ha scoperto l’origine genetica di alcune forme di linfoma maligno. Una vita da precaria, anche se a tutto titolo scienzata, una vita che in Italia sarebbe continuata a vita, una vita precaria che finisce: dal primo luglio Rita lavorerà come ricercatrice in un centro medico di Boston.
Prima di partire per sempre Rita ha scritto al presidente della Repubblica, il suo non è un lamento, una supplica e, in fondo, non è nemmeno una denuncia. E’ una fotografia senza speranza di un’Italia senza speranza. “Caro Presidente, chi le scrive non è più una giovane ricercatrice…vado via in un altro paese nella speranza che un’altra nazione possa garantire ai miei tre figli una vita migliore di quanto lo Stato italiano abbia garantito alla loro madre…vado via con l’intento di chiedere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinunciando ad essere italiana…”.
“La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca, ci sono tantissime realtà che non vengono denunciate per paura di ritorsione…chi fa ricerca da precario, se denuncia, è automaticamente espulso dal sistema…in Italia la benevolenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro…docenti dichiarati colpevoli sino all’utimo grado di giudizio per aver condotto concorsi universitari violando le norme non sono mai rimossi e continuano ad essere eletti commissari nei nuovi concorsi, quindi perchè denunciare?…La mia ricerca, i risultati della mia ricerca sono stati lasciati decadere…Nel febbario del 2005 ho dovuto interrompere la ricerca in Italia, all’estero lavoravano sui miei dati…Se il malcostume non verrà interrotto, se chi è colpevole non verrà rimosso, dare più soldi alla ricerca avrà in Italia come unica conseguenza quella di potenziare le lobby che usano le Università e gli enti di ricerca come feudo privato e che così facendo distruggono la ricerca. Con molta amarezza, signor presidente, la saluto”.
Storia di Rita, storia d’Italia: nessun riconoscimento e premio al merito professionale, anche quando questo è accertato. Corporazioni che si barricano e funzionano solo per cooptazione, danno alla collettività perchè la ricerca scientifica, punita, non si traduce in terapie, cure, farmaci. E stanchezza, tanta stanchezza per un paese che appare come un legno storto che, senza spezzarlo, non si può raddrizzare.
