A Chianciano Terme Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, ha avviato il risiko politico che punta per ora a sparigliare le carte in vista delle regionali 2010 e a medio termine preparare il dopo Berlusconi. Il leader Udc ha parlato a una assemblea del suo partito, pomposamente definita Stati Generali del Centro, denominazione altisonante che ha il merito di chiarire intenzioni e metodo: fine del bipolarismo assoluto, equidistanza dai poli a livello nazionale, libertà di alleanza nei governi locali, rilancio del Grande Centro come forza politica del cambiamento per il futuro assetto politico del paese.
Interlocutori e avversari sono chiari. Da una parte sono venuti allo scoperto Fini, voce dissonante del Pdl e Rutelli, che ha già dichiarato morto il neonato Partito Democratico, ognuno con la sua dote di voti e di parlamengtari. Dall’altra un solo nemico, Bossi vero dominus all’interno della maggioranza: Berlusconi se lo tiene stretto perché con lui vince le elezioni ma deve pagare un prezzo altissimo alle quotidiane sparate e richieste leghiste, come le candidature pesanti nelle regioni del Nord.
Il premier ha già fatto fare un sondaggio sul gradimento del cofondatore Fini: le stime lo danno al 4%. Unito al 6% dell’Udc e alle percentuali che potrebbe offrire Rutelli, si profilerebbe un partito di una consistenza numerica non trascurabile per il rimescolamento del quadro politico nazionale.
Nel frattempo anche il Pd guarda con apprensione le manovre centriste, con Franceschini che si affretta a definire velleitaria l’ennesima riproposizione del Grande Centro, ma sa che si tratta di una sfida che coinvolge gli ex Margherita del partito sempre attenti alle sirene democristiane e sempre coscienti che l’anticomuniusmo è tutt’altro che morto in Italia.
La vera sfida saranno dunque le regionali: ci si conterà, verificando la tenuta di Berlusconi alleato con Bossi e se gli elettori premieranno la scelta di Casini di correre da solo. Intanto Bossi ha iniziato ad agitare lo spauracchio delle elezioni anticipate, minaccia che non spaventa Casini, che con Fini e Rutelli già si immagina alla testa di una sacra alleanza per evitare quella che l’ex capo della Margherita definisce «l’Opa della Lega sul Nord».