Genitori responsabili per gli incidenti causati dai figli minorenni senza casco. E condannati a pagarne i danni, perché la loro colpa sarebbe quella di non aver adempiuto sufficientemente «all’obbligo di una corretta educazione».
Lo ha sancito la sentenza n. 9556 della terza sezione civile della Cassazione, che ha applicato il principio al caso di Vito N., un ragazzo che nel 1990, all’età di 17 anni e mezzo, ebbe un incidente mentre guidava il motorino (peraltro senza casco) su una strada di Avigliano (Pz). Lo scontro causò la morte di Rocco M., il conducente dell’altro mezzo coinvolto.
Dopo aver accertato la responsabilità di Vito, nel 2005 la Corte d’Appello di Potenza condannò i suoi genitori, Anna e Salvatore, a pagare metà delle spese processuali e a risarcire la famiglia della vittima per le spese mediche sostenute e per danni morali.
Il ricorso, presentato dalla coppia alla Corte Suprema, ha confermato la sentenza precedente, stabilendo che «lo stato di immaturità , il temperamento e l’educazione del minore possono desumersi anche dalle modalità del fatto». E, dunque, dalla guida senza casco, ritenuta la prova di un’educazione insufficiente.
Irrilevante, secondo i giudici della Corte, che Vito fosse all’epoca quasi maggiorenne e che avesse già avuto più di un lavoro. Perché un padre e una madre hanno sempre l’obbligo di «vigilanza e di educazione» di un figlio e devono assolvere ai doveri «di natura inderogabile, finalizzati a correggere comportamenti non corretti e quindi meritevoli di costante opera educativa, onde realizzare una personalità equilibrata, consapevole della relazionalità della propria esistenza e della protezione della propria e altrui persona da ogni accadimento consapevolmente illecito».
Sara Grattoggi
(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)
