È reato diffondere via Internet consigli per la coltivazione di piantine di marijuana. Lo sottolinea la Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura contro un’ordinanza con cui il tribunale del Riesame di Ferrara aveva annullato il decreto di perquisizione e sequestro emesso nei confronti di un uomo per istigazione all’uso illecito di sostanze stupefacenti, a quanto si apprende dall’Agi.
L’indagato era finito sotto inchiesta in qualità di legale rappresentante della ditta ‘Fili di canapa’ che pubblicizzava anche sul web l’uso, la coltivazione e la produzione di canapa indiana e poneva in vendita semi e fertilizzante, nonché materiale – in particolare dvd – con spiegazioni per la coltivazione.
Il Riesame aveva annullato il decreto rilevando che quella dell’indagato fosse soltanto un’ «attivita’ di mero orientamento culturale penalmente non rilevante». Del tutto diversa l’opinione della Suprema Corte che ha annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame: il reato si configura «nell’ipotesi in cui si forniscono agli acquirenti dettagliate informazioni circa le modalità di coltivazione dei semi di canapa indiana, al fine di far sì che si ottengano piante idonee a soddisfare la richiesta di stupefacente, nonché circa i mezzi strumentali idonei alla coltivazione ottimale dei semi».
La coltivazione, osservano gli ‘ermellini’ «ha inevitabilmente il fine dell’uso, di tal che parlare di istigazione alla coltivazione equivale a parlare di istigazione all’uso».
Nel caso in esame, si legge ancora nella sentenza n.23903 della quarta sezione penale, «la condotta contestata all’indagato non è riferita alla sola vendita delle cose necessarie per la coltivazione della canapa indiana, ma comprende anche l’istigazione pubblica all’uso illecito di detta sostanza stupefacente, attuata a mezzo della messa in vendita delle cose necessarie alla coltivazione con modalità di divulgazione e di pubblicità idonee a conseguire l’effetto nei confronti dei destinatari delle esortazioni di indurli a coltivare i semi per produrre la sostanza stupefacente e destinarla al consumo».