Un semplice telefonino nascosto nell’automobile di una ex fidanzata non è una violazione della vita privata altrui. Lo ha deciso la corte di Cassazione, respingendo la richiesta di arresto di due uomini da parte della procura di Potenza. I due amici avevano introdotto nella macchina dell’ex fidanzata di uno dei due un telefonino che si aziona a risposta automatica, con l’intenzione di ascoltarne le conversazioni.
Ma la Suprema corte ha negato sia che un’auto possa essere considerata un “luogo di privata dimora”, sia che un cellulare diventi un mezzo di vero spionaggio. Gli amanti lasciati, dunque, hanno un’arma in più per sapere qualcosa dei loro ex.