Non commette reato di minaccia e ingiuria la persona adulta che, stanca della maleducazione dei ragazzi che abitano nel suo stesso condominio, minaccia di prenderli a calci nel sedere. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato l’assoluzione di un uomo di Alghero, che al nipote 15 anni e al
gruppo di coetanei suoi amici, che occupavano le scale di accesso alle abitazioni, aveva detto: “Se non ve andate via vi prendo tutti a calci in culo”.
Al nipote, inoltre, aveva anche ingiunto: “Tu rientra in quel mondezzaio di casa tua, maleducato, figlio di bagassa”. Senza successo la mamma del ragazzo ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo la condanna dello zio del minore. Ma la Suprema corte ha condiviso l’assoluzione emessa dal tribunale di Sassari per il quale «le parole pronunciate non rivestivano
carattere ingiurioso dato il gergo consueto tra le nuove generazioni».
Quanto ai calci nel sedere, questa intimidazione è stata ritenuta “incapace di incutere un effettivo timore”. Aggiunge inoltre la Cassazione che “certamente le espressioni usate contenevano un significato ostile espresso in termini indubbiamente volgari”, ma “non si deve trascurare non soltanto l’ambiente giovanile cui furono rivolte, abituato a un linguaggio spesso corrivo e usualmente vivace, ma anche il rapporto di familiarità corrente tra l’imputato e il giovane nipote”.
Per quanto riguarda la minaccia di prendere tutti a calci nel sedere, i supremi giudici sottolineano che non costituisce reato dal momento che è stata “usata soltanto per censurare, sia pur rudemente, il comportamento” del gruppo di ragazzi maleducati che bighellonavano sulle scale del condominio ostacolando il transito.