Arriva una nuova dura presa di posizione della Chiesa contro la politica italiana dell’immigrazione. La decisione delle «nostre autorità di riportare sulle sponde africane coloro che cercavano di raggiungere il nostro Paese» corrisponde a farli tornare indietro «su strade di fame e di morte che già conoscevano: non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo».
Queste le dichiarazioni del monsignor Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro nonché vescovo di Ivrea sul bollettino del Sir, l’agenzia stampa dei Vescovi. Dopo aver criticato la proposta leghista delle carrozze per soli milanesi come qualcosa che sperimenta un’inedita apartheid, il monsignor Miglio fa un paragone con quello che successe con gli albanesi più di dieci anni fa. Gli albanesi di allora erano «naufraghi sepolti in mare», scrive il vescovo, così come «naufraghi del mare e della vita» sono«questi ultimi, con i loro stracci e i loro occhi che ci interrogano sulla nostra “crisi” e specialmente sulle nostre pubblicità tese a farci consumare di più e di tutto».
Anche il Cardinale di Milano Tettamanzi, intervistato da Fabio Fazio per lo speciale di «che tempo che fa» che andrà in onda questa sera su Rai Tre, dichiara che «la politica deve senz’altro interessarsi del momento, certo più difficile e delicato, dell’emergenza, ma ad essa non può arrestarsi. La politica deve partire da progetti grandiosi, e soltanto in questo quadro è possibile allora attivare le diverse forze sociali, culturali istituzionali, di volontariato, religiose».
Sul fornte politoco invece, le accuse al governo guidato da Silvio berlusconi e alla sua politica sull’immigrazione arrivano dai Radicali, che hanno presentato un esposto contro Maroni e contro il governo presso la procura della Repubblica di Roma, per il respingimento dei 227 migranti salvati in acque internazionali due settimane fa. I parlamentari accusano anche la Libia accusata di «non aver ratificato la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951 e di aver avviato una strategia di contenimento dei flussi migratori in assoluto spregio dei diritti fondamentali della persona umana».