PRINCIPIO CONFERMATO – In mattinata Maroni, al termine di un incontro con il ministro della Giustizia Angelino Alfano sugli emendamenti al ddl sicurezza, aveva detto che il principio era stato confermato. «L'emendamento c'è – ha spiegato Maroni -, solo che al posto dei 200 euro per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno si prevede un contributo da definire con decreto». Il principio, ha aggiunto, «viene affermato così come previsto e votato». Nel ddl, ha proseguito il ministro, «resta il reato di immigrazione clandestina punito con un'ammenda e con la sanzione accessoria dell'espulsione decisa dal giudice di pace che si somma all'eventuale espulsione ordinata dal questore. È una possibilità in più di espellere un clandestino».
I NO DI FINI E DEL PREMIER – Sulla proposta si erano levate critiche anche all'interno della maggioranza. In particolare, avevano preso posizione contro il provvedimento sia il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva parlato di «norme discriminatorie»; il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante una passeggiata nel centro di Roma spiega di non essere «al corrente» di novità sulla introduzione della tassa per il permesso di soggiorno degli immigrati, anzi ribadisce di essere sempre stato contrario e di averne parlato con Bossi che non ha avuto obiezioni. «Non sono al corrente – spiega il premier – di novità al riguardo. Quando mi è stato presentato ho subito detto che ero contrario a quell’emendamento. Non c’è stata nessuna marcia indietro». A chi gli chiede se ne abbia parlato con Bossi nella cena di lunedì sera, Berlusconi risponde: «Ne ho parlato e anche lui non ha fatto obiezioni particolari a riguardo». Ora invece la Lega torna alla carica. Resta però da vedere cosa effettivamente succederà in Aula.
RICHIESTE IN CALO – Nel frattempo, ha sottolineato ancora Maroni, la crisi ha determinato un calo delle richieste di ingresso in Italia per lavoro da parte di extracomunitari. «A fronte dei 150 mila ingressi previsti dal decreto flussi – ha spiegato il ministro – sono arrivate 127 mila domande, 13 mila in meno quindi del tetto stabilito che per qualcuno era troppo severo». Ciò, ha puntualizzato , «dimostra che c'è una riduzione della richiesta: c'è una crisi che determina la perdita di lavoro in primo luogo dei cittadini extracomunitari».