Divorzi sempre in aumento: quasi 600 mila negli ultimi quindici anni a cui vanno aggiunte oltre un milione di separazioni.
La Chiesa cattolica, però, non batte ciglio, neppure quando una separazione la si subisce, magari soffrendo, e contro la propria volontà. Così a chi rompe il sacro vincolo del matrimonio è interdetta non solo l’eucarestia, ma anche la possibilità di leggere dal pulpito, l’incarico di catechista e di madrina o padrino nei battesimi. I sacerdoti più zelanti, poi, non permettono a chi si rifà una vita neppure di cantare nei cori parrocchiali. Diverso, invece, secondo il «Direttorio di Pastorale Familiare» il ruolo del testimone di nozze. Secondo il copioso documento (273 pagine di dettagliatissime istruzioni) non ci sono “Ragioni intrinseche” che impediscono ai divorziati di coprire il compito. Sarebbe, però, meglio evitarlo. Per ragioni di “saggezza pastorale”, ovvio.
La Chiesa, in ogni caso, sul fronte divorzi, non è così compatta come sembrerebbe a prima vista. C’è chi, per esempio, il “corpo di Cristo non lo nega a nessuno” come Don Luigi Garbini, giovane parroco milanese che, in un’intervista al Corriere della Sera, ricorda come Gesù sia venuto «per i malati e non per i sani». Diverso il comportamento di Don Pigi Perini, che l’ostia non la dà, ma fa incolonnare i divorziati con gli altri e impartisce parole di conforto. Come li riconosce? Un braccio al petto, segno distintivo di un’irriducibile differenza.
Per chi ha perso il matrimonio ma non la fede, poi, esiste anche un numero di telefono apposito, Sos Separati, che raccoglie le testimonianze dei fedeli vittime di comportamenti discriminatori da parte dei religiosi dopo il divorzio. Tante le segnalazioni e perfino un documento, “We have a dream”, scritto dai separati cattolici dopo un incontro con l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi. Testo in cui si ricorda alla chiesa che “non esistono solo le famiglie del Mulino Bianco”.
*Scuola superiore Giornalismo Luiss