Apprezzamento per la decisione di Obama. Frattini ha confermato di «aver apprezzato molto la decisione della chiusura di Guantanamo», sottolineando però che a Guantanamo «ci sono luoghi dove vi sono detenuti con accuse di terrorismo, ma vi sono altri luoghi che non sono prigioni». Ad esempio a Guantanamo c'è «un centro di custodia e protezione per rifugiati dove vi sono alcuni dissidenti cubani che sono tutt'altro che terroristi e sono li perchè devono essere protetti». Ciò detto, Frattini ha assicurato che l'Italia «si farà carico dell'una e dell'altra categoria».
Divisioni nella Ue. Nonostante tutti i paesi europei abbiano accolto con grande soddisfazione la decisione Usa di chiudere quello che è diventato nel mondo il simbolo della deriva della lotta americana contro il terrorismo, fra i 27 esistono opinioni diverse sull'accoglienza dei detenuti. Come l'Italia anche il Portogallo, il cui ministro Luis Amado è stato il primo a chiedere ai collegi un orientamento comune, ha manifestato disponibilità. «Noi dobbiamo valutare come possiamo aiutare per accogliere prigionieri innocenti che rischierebbero la morte o la tortura, se rispediti nei loro paesi», ha detto il capo della diplomazia del Lussemburgo Jean Asselborm, precisando che le valutazioni «andranno fatte caso per caso». Diverso l'avviso della Gran Bretagna. «Il Regno Unito ritiene di avere già fatto la sua parte», ha detto il ministro David Miliband, ricordando che la Gran Bretagna ha già accolto nove ex detenuti. Sulle responsabilità degli Usa ha insistito il ministro svedese Carl Bildt: «Ci aspettiamo più informazioni dagli Usa sulle modalità con le quali intendono agire. La chiusura di Guantanamo è responsabilità Usa non della Ue», ha detto. Anche l'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana ha messo in evidenza la responsabilità degli Usa, ma ha rilevato che se «la Ue può contribuire a facilitare la chiusura, la Ue proverà a dare una mano». Olanda, Austria, Danimarca e Polonia hanno espresso nei giorni scorsi una posizione di chiusura, dicendosi non disponibili. La Francia ha annunciato invece la presentazione di un piano in cinque punti, che afferma il principio della collaborazione, ma lascia a ciascun stato membro la possibilità di concretizzarla sulla base di valutazione 'caso per caso' di ciascun prigioniero, L'accoglienza degli ex detenuti comporta infatti problemi giuridici molto rilevanti.
Preoccupazioni nello Yemen per il ritorno di 94 detenuti. Intanto la tv Al-Arabiya ha informato di serie preoccupazioni del governo yemenita in vista dell'arrivo nel paese arabo di 94 ex detenuti del carcere cubano, alla luce anche della rifondazione della cellula di al-Qaeda nella penisola araba ad opera di due terroristi sauditi, ex detenuti di Guantanamo, alleati con altri esponenti yemeniti del gruppo. Il governo yemenita avrebbe già parlato di questo con le autorità americane. Sabato scorso il presidente Ali Abdullah Saleh, ha informato i capi della sicurezza e dell'esercito dell'arrivo di questi 94 potenziali terroristi entro i prossimi tre mesi ed ha già predisposto per loro un corso intensivo di rieducazione per i membri di al-Qaeda ideato nel 2004 e più volte tenuto dal giudice Mahmoud al-Hitar. I corsi si terranno in un campus approntato per l'occasione nel quale saranno presenti anche i loro parenti che li aiuteranno nella riabilitazione sociale e ideologica. Pur essendo il governo yemenita sempre stato al fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, il suo territorio, controllato in parte dalle tribù, è ancora considerato luogo sicuro per molti terroristi di al-Qaeda.