Hu Jintao è tornato a Pechino. Per l’agenzia Nuova Cina, il precipitoso dietro front del presidente sarebbe dovuto esclusivamente alla crisi nello Xinjiang. Insomma, la versione ufficiale ha il sapore dell’ovvio: le sanguinose protese nella regione a maggioranza musulmana rendono necessaria la sua presenza. Il presidente dimostrerebbe,così, il legame con il suo popolo che non gli avrebbe perdonato di aver banchettato con i Grandi anzichè correre a gestire la crisi domestica.
Eppure i politologi di tutto il mondo rimangono scettici sulle ragioni reali del rientro presidenziale. Per Jean-Pierre Cabestan, docente di scienze politiche all’Università battista di Hong Kong, è un fatto «senza precedenti». «Non ho mai visto un presidente cinese anticipare il rientro da un viaggio all’estero – ha detto lo studioso – e nion ammetteranno mai che c’è un diffuso panico. Questa è la prova che nessuna decisione importante può essere presa senza di Hu, l’unico legame tra il potere civile e quello militare».
Nonostante l’arrivo di Hu Jintao, la tensione nella regione della rivolta è ancora alta. Dopo il coprifuoco, migliaia di soldati hanno blindato la città di Urumqi, capitale della regione cinese dello Xinjiang, per tentare di soffocare l’ondata di violenza interetnica scoppiata domenica. Con una massiccia dimostrazione di forza, migliaia di soldati sono entrati ad Urumqi, proprio nelle stesse ore in cui Hu Jintao abbandonava il summit del G8.
Mentre gli elicotteri dell’Esercito di Liberazione Popolare Cinese sorvolavano la città, soldati e poliziotti sono entrati per prenderne il controllo: con indosso armi automatiche, molti in assetto anti-sommossa, i militari hanno preso possesso di strade fantasma, con i negozi chiusi.
Gli scontri tra la popolazione Han e gli uiguri della regione dello Xinjiang non accennano a placarsi. Secondo la stampa intenazionale, due uiguri sono stati assaliti e picchiati dalla folla di etnia Han. In uno dei due incidenti, circa 20 uomini di etnia Han armati di bastoni hanno assalito un uiguro nel centro della città. L’attacco è stato fermato dopo pochi minuti, quando le forze di sicurezza hanno disperso la folla.
In un secondo incidente, un gruppo di Han ha incrociato tre uiguri per strada e li ha inseguiti. Due sono riusciti a scappare, ma il terzo è stato catturato e assalito dalla folla. La vittima è stata presa a calci e spintonata da alcuni uomini e donne, prima che la polizia li allontanasse. E ci sono voci di altre morti, dopo le 156 vittime registrate domenica.
Intanto, mentre Pechino ha sospeso i viaggi turistici nello Xinjiang, il governo ha anche bloccato Facebook e limitato l’accesso a Internet nel paese. Facebook è inaccessibile da varie ore; un blocco che si aggiunge alle restrizioni agli internauti cinesi già imposte domenica, subito dopo gl incidenti, con il blocco di Twitter. Difficile anche l’accesso agli altre web stranieri, mentre rimangono inaccessibili anche pagine bloccate in precedenza, come Youtube.